Dopo alcuni appuntamenti di
lavoro al “Km Rosso” nei pressi di Bergamo, parto per una bella impresa
ciclistica da tempo programmata.
Mi inoltro in auto in Val Seriana passando per
Clusone e Rovetta diretto al Passo della Presolana. Di lì scendo nella isolata
Val di Scalve sino a Dezzo, piccolo paesino in cui si incrociano la strada
della “via Mala” per Darfo Boario Terme, quella per la Presolana e quella del
Passo del Vivione.
Trovato il solito parcheggio
strategico in ombra, inforco la bici e parto finalmente per il passo del
Vivione che desideravo da tempo scalare. Qui, nel Giro d’Italia di tre anni fa,
fu protagonista in discesa Di Luca, poi in fuga anche sul passo della Presolana
sino al traguardo del Monte Pora.
La salita del Passo del Vivione
da Dezzo è caratterizzata da due diversi tronconi: il primo sale fino a
Schilpario, ridente stazione turistica, con alcuni tratti caratterizzati anche
da discrete pendenze; segue una breve discesa ed un falsopiano di circa 3-4 Km
fino alle vecchie miniere che oggi i turisti visitano in trenino; quindi inizia
il secondo troncone, il più affascinante, che porta fino al Passo. Quest’ultimo
tratto a sua volta si divide in due sezioni distinte: nella prima, dove non
mancano alcuni tratti ripidi, si attraversano con numerosi tornanti prima un
fitto e gradevole bosco ombreggiato e quindi una serie di pascoli con molte
mucche pezzate; superato un rifugio, inizia infine l’ultimo troncone, con
imponenti precipizi che fanno rabbrividire. Per fortuna che in questa parte
conclusiva le pendenze non sono proibitive: guai a distrarsi, se si guarda
verso valle si corre il rischio di avvertire le vertigini!
Quando la strada si inoltra
finalmente nella valle laterale si prova davvero un sospiro di sollievo.
Lasciati i precipizi alle spalle si raggiunge il Passo del Vivione in pochi
minuti, dove ci si può ristorare presso l’omonimo rifugio. Bevuto un dissetante
tè freddo, comincio la discesa con grande prudenza. Sui precipizi tengo
addirittura staccato uno scarpino dal pedale per prudenza. La strada è così
stretta che basta incrociare un auto per finire nella scarpata. Con la scusa
psicologica di dovermi fermare più volte per scattare un po’ di foto panoramiche,
evito di prendere eccessiva velocità.
Superati i tratti più pericolosi,
la discesa in seguito è gradevolissima ed aiuta a sopportare la calura.
Attraverso di slancio Schilpario e in un battibaleno raggiungo il mio campo
base a Dezzo. Qui lascio lo zaino in auto, mi alleggerisco dei pesi superflui e
comincio l’ultima fatica della giornata: gli 8 ripidissimi Km che portano al
Passo della Presolana. Le pendenze in tre lunghi distinti passaggi superano
anche il 14%. Salgo a ritmo tranquillo godendomi le ultime pedalate di questa
salita che non lascia respiro. Man mano che si sale i panorami verso valle
appaiono grandiosi.
In vetta minacciose nuvole nere fanno pensare ad un temporale in arrivo: appena il tempo di una foto con l’autoscatto, per poi scendere veloci di nuovo a Dezzo, balzare in auto, rifare la Presolana per la terza volta ed arrivare giusto in orario a Milano per la cena e la semifinale dei mondiali di calcio sudafricani Spagna-Germania.
In vetta minacciose nuvole nere fanno pensare ad un temporale in arrivo: appena il tempo di una foto con l’autoscatto, per poi scendere veloci di nuovo a Dezzo, balzare in auto, rifare la Presolana per la terza volta ed arrivare giusto in orario a Milano per la cena e la semifinale dei mondiali di calcio sudafricani Spagna-Germania.