L’Argentario è un magnifico posto
per pedalare su strada, ma anche in MTB specie nell’interno. Dopo tre anni
consecutivi di vacanze al mare da queste parti non c’è tratto asfaltato a me
ignoto, ma elencherò qui solo le gite più interessanti che consiglio vivamente
a tutti i soci Iride.
La prima gita, la più semplice,
consiste nel percorrere più volte la strada panoramica che da Porto Santo
Stefano sale in senso antiorario costeggiando la parte Nord del promontorio. La
carreggiata si eleva in graduale pendenza, consentendo splendide vedute sulle
più belle cale sottostanti: la Cacciarella, la Cala Grande, la Cala Moresca, la
Cala del Gesso. Orario di partenza ideale le 6:00 del mattino: a fine
luglio-primi di agosto c’è già luce e non fa caldo. Dopo un primo strappo in
centro paese che consente di guadagnare una ottantina di metri di dislivello,
la strada lascia l’abitato nei pressi di Punta Lividonia e prosegue per alcuni
chilometri in falsopiano tra oleandri, ulivi e vigneti. Sono tantissime le
persone, giovani e anziane, che il mattino presto fanno footing lungo la
strada, cercando di perdere peso. Si arriva poi nei pressi del ristorante Il
Bottegone. Di fronte a noi si staglia lontana sul mare blù intenso la sagoma
dell’Isola del Giglio mentre dalla scogliera si può vedere in basso l’ardito
isolotto roccioso della Riccitella. Il profumo dell’aria inebria le narici:
solo all’Elba, ma con molto più traffico sulle strade, si possono fare pedalate
marine di gran classe come questa.
Poco dopo il Bottegone riprende
la salita che non è mai durissima pur presentando qualche strappetto che invita
al fuorisella. Dopo la grande curva a gomito di Punta della Cala Piccola, da
cui si accede in ripida discesa allo splendido Hotel omonimo, facciamo un
ultimo sforzo, mani basse sul manubrio alla Pantani, per scollinare con il sole
negli occhi che ci abbaglia nei pressi del Poggio Fondoni, a circa 280 metri di
dislivello. A questo punto si scende a Porto Santo Stefano per la Valle del
Campone chiudendo l’anello di circa 15 chilometri. Se si fanno 4 giri di questo
anello a velocità sostenuta, l’allenamento, credetemi, è assicurato e non ci si
annoia mai perché si scoprono ogni volta nuovi colori e prospettive mentre il
sole si alza e cambia l’intensità della luce che risplende su uno dei mari più
belli di tutta l’Italia. Si può anche fare il percorso in senso inverso. La
salita diretta da Porto Santo Stefano lungo la Valle del Campone è più tecnica
e vale la pena di provarla almeno una volta, ma dal punto di vista
paesaggistico il giro della Panoramica in senso orario è meno interessante
perché la discesa non consente di apprezzare con la dovuta calma il panorama
costiero.
L’Argentario offre anche un’altra
bella salita che può essere abbinata ad una puntata ad Orbetello e
successivamente a Porto Ercole per circa 55 Km complessivi. Si tratta della escursione
alla Punta Telegrafo. Abbandonato Porto Santo Stefano ci si dirige innanzitutto
verso il tombolo della Giannella e al bivio, lasciata sulla sinistra la strada
per Albinia che porta verso l’entroterra maremmano, si prosegue a destra per
circa un chilometro e mezzo in direzione Orbetello-Porto Ercole. Poi si prende
nuovamente a destra la strada che sale verso il quieto Convento dei Frati
Passionisti. La salita sino al Convento non è mai proibitiva, ma si mantiene
costantemente sul 6-8% e se presa di petto fa sudare parecchio. Superato il
convento il manto stradale in alcuni tratti è assai rovinato e richiede attenzione.
La pendenza talora si accentua ma vi sono anche brevi intervalli in falsopiano
e addirittura in discesa poco prima di raggiungere un primo grande gruppo di
ripetitori. Fatto un altro tratto di strada in discesa e poi infine in ripida
salita si raggiunge a circa 600 metri di altitudine sul livello del mare l’area
della Punta Telegrafo, che è anche zona militare, dominata da altri tralicci
giganteschi. Il mattino presto la parte finale di questa gita è assai solitaria
ed incute persino una certa soggezione: potrebbe sbucare un cinghiale dal bosco
da un momento all’altro, perché no? Si scende quindi ben volentieri e in tutta
fretta verso il mare rimirando sulla sinistra l’Isola del Giglio, mentre di
fronte a noi appare Porto Santo Stefano in lontananza e sulla destra la laguna
di Orbetello con i caratteristici tomboli della Giannella e della Feniglia che la
separano dal mare fuggendo prospetticamente con delle semicurve,
rispettivamente una verso Nord e l’altra verso Sud. Raggiunto il tranquillizzante
eremo dei Passionisti si scende veloci verso la strada principale da cui puntiamo
verso Orbetello. In pochi chilometri, superato il ponte sulla laguna, si accede
alla cittadina che, soprattutto di sera, è assai frequentata. Tornati indietro
al bivio, è ora la volta di raggiungere Porto Ercole. Lungo la strada si
susseguono i cartelli che segnalano il prossimo inizio della sagra della
ficamaschia, caratteristico pesce locale dalla carne che sa di gambero perché
vive nei fondali bassi ed ama nutrirsi di questi crostacei. Porto Ercole, con
il Forte Filippo che la sovrasta, ha una vita molto viva e negozi eleganti.
Preso un cappuccino in un bar del porticciolo usciamo dal paese con alcuni
brevi strappi in salita proseguendo lungo la costa Sud dell’Argentario. Poco
dopo appare sulla sinistra il mare con il bellissimo Isolotto, mentre sopra di
noi a destra giganteggia la rocca saracena a forma di stella. La salita è dolce
e invita a tirare rapporti lunghi che in breve ci portano alla fine della
strada asfaltata. Non resta che tornare indietro con una bella pedalata senza
ulteriori soste sino a Porto Santo Stefano. Ma chi ama le salite verticali
prima del ritorno può divertirsi scendendo la ripidissima strada privata che conduce
al lussuoso Hotel Pellicano. Raggiunto il mare risalire è davvero una bella
impresa. C’è un tratto conclusivo al 20% che metterà a dura prova i vostri
quadricipiti. C’è solo da sperare di non incontrare autoveicoli mentre si risale
come è successo a me lo scorso anno con un furgoncino del latte che ho schivato
per un soffio in precario equilibrio rischiando di mettere rovinosamente il
piede a terra.
Ma per gli amanti delle salite in bicicletta l’Argentario offre molte altre emozioni. Le più intense le garantisce senza dubbio la strada che dal Poggio Fondoni (che si raggiunge da Porto Santo Stefano con la strada Panoramica precedentemente descritta o con la salita diretta della Valle del Campone) si dirige prima verso il Poggio Fornacelle a quota circa 350 metri slm e poi, scollinato il colle lì nei pressi, precipita verso il mare. Occorre prestare molta attenzione perché basta un nonnulla per uscire di strada e cadere nell’abisso. Dopo qualche chilometro si raggiungono alcuni ripidi tornantini che sovrastano la Cala dell’Olio: mentre si scende si prova un brivido pensando “riuscirò poi a risalire?”. Un altro paio di chilometri e si raggiungono le belle scogliere della Cala del Mar Morto con la caratteristica Isola Rossa e, più avanti, la spiaggia delle Cannelle. Poco dopo la strada asfaltata finisce ed è tempo di tornare indietro. I tornantini testé citati della Cala dell’Olio e le rampe successive vi metteranno a dura prova ma, arrivati incolumi al Poggio Fornacelle, vi sentirete finalmente più forti, come se foste riusciti a tornare su vivi dall’inferno, anche se questo, a ben vedere, è un paradiso.
Ma per gli amanti delle salite in bicicletta l’Argentario offre molte altre emozioni. Le più intense le garantisce senza dubbio la strada che dal Poggio Fondoni (che si raggiunge da Porto Santo Stefano con la strada Panoramica precedentemente descritta o con la salita diretta della Valle del Campone) si dirige prima verso il Poggio Fornacelle a quota circa 350 metri slm e poi, scollinato il colle lì nei pressi, precipita verso il mare. Occorre prestare molta attenzione perché basta un nonnulla per uscire di strada e cadere nell’abisso. Dopo qualche chilometro si raggiungono alcuni ripidi tornantini che sovrastano la Cala dell’Olio: mentre si scende si prova un brivido pensando “riuscirò poi a risalire?”. Un altro paio di chilometri e si raggiungono le belle scogliere della Cala del Mar Morto con la caratteristica Isola Rossa e, più avanti, la spiaggia delle Cannelle. Poco dopo la strada asfaltata finisce ed è tempo di tornare indietro. I tornantini testé citati della Cala dell’Olio e le rampe successive vi metteranno a dura prova ma, arrivati incolumi al Poggio Fornacelle, vi sentirete finalmente più forti, come se foste riusciti a tornare su vivi dall’inferno, anche se questo, a ben vedere, è un paradiso.
Marco Fortis