mercoledì 9 luglio 2008

IL BREVETTO DEI DUE SAN BERNARDI

Bivio per la Valpelline (786 m.)-Passo del Gran San Bernardo (2.473 m.)
Pré-Saint-Didier (1.014 m.)-Passo del Piccolo San Bernardo (2.188 m.)

Dislivello complessivo: 2.861 m.
percorsi in bici: 109 Km
Colle del Gran San Bernardo (63 Km andata/ritorno)
Mercoledì 9 luglio, approfittando di un appuntamento di lavoro il mattino presto ad Ivrea, ho potuto coronare un progetto che avevo in mente da tempo. Quello di scalare in bici nello stesso giorno i due Passi del Gran e Piccolo San Bernardo, completando così il mio personalissimo “brevetto” che ho denominato dei “due San Bernardi”. Esauriti i miei impegni professionali già alle 9:30, dopo essermi cambiato “stile Fantozzi” in un autogrill liberandomi di giacca e cravatta, ho raggiunto rapidamente Aosta in autostrada e, preso il tunnel all’uscita della stessa, ho finalmente parcheggiato l’auto in una piazzola presso il bivio per la Valpelline. Scaricata la bici sono salito in sella accompagnato dal mio fedele zaino superpesante ed ho cominciato ad affrontare la prima salita.
Di per sé Gran e Piccolo San Bernardo, presi da soli, non sono colli impossibili. Ma, fatti l’uno dopo l’altro, il discorso cambia parecchio, specie se non si è molto allenati come capita a me di questi tempi in cui esco in bici praticamente solo una volta alla settimana.
La giornata è bellissima, non c’è una nuvola e il cielo è blu terso. La gamba non è ispirata come dieci giorni fa sul Furka e sul Grimsel, però salgo veloce e molto agile. La prima parte del Gran San Bernardo, che dalla località da cui sono partito dista circa 33 Km, è infatti pedalabilissima. Si attraversano Gignod e la ridente Etroubles alla fine della quale c’è un bel drittone di quasi 1 Km al 10% ma niente di più. La salita diventa più vera dopo il bivio per il tunnel dell’autostrada. Presa la direzione per la vecchia statale del valico si comincia a salire seriamente per affrontare i 15 Km conclusivi e più impegnativi, superando prima Saint-Rhémy e poi un bel ponticello. Da lì in poi si entra nella parte centrale di tornanti della salita dove i lavori stradali in corso, lunghi tratti dissestati e ghiaiosi e i numerosi semafori spezzano un po’ il ritmo, così come alcune potenti raffiche di vento, quasi sempre presenti in questo tratto. Quindi, superato un bar situato in un vecchio edificio che espone una evocativa sagoma nera di Napoleone Buonaparte, si arriva ad un secondo gradone montagnoso dove si pedala una ultima serie di arditi tornanti in un maestoso ambiente alpino che sfiora un gigantesco e curioso dente di roccia (alto una ventina di metri) e vari alpeggi per raggiungere infine l’ultima galleria che precede il valico.
Il Colle del Gran San Bernardo, con il suo bel laghetto e l’Ospizio, offre un panorama davvero idilliaco. Turisti ovunque, cani San Bernardo di peluche sulle bancarelle, profumi di caffè e wurstel che provengono dai bar. Dopo un po’ di foto e di autoscatti, mi fermo su una tranquilla panca assolata a mangiare due panini alla pancetta nei pressi del canile con entrata rigorosamente a pagamento, approfittando però di un cancello rimasto aperto per ammirare gratis un gruppo di cuccioli di San Bernardo che vengono a loro volta rifocillati da alcuni inservienti.
La discesa verso Aosta è velocissima. Nonostante il sole fa parecchio freddo e addirittura in alcuni momenti sono scosso da tremiti nonostante la maglia pesante e il giubbino. Perciò sono molto prudente anche a causa delle fastidiose folate di vento che tagliano improvvisamente la strada. Man mano che si scende la temperatura però si rialza decisamente e mi devo fermare per spogliarmi prima di affrontare gli ultimi Km dove spesso occorre anche dare qualche deciso colpo di pedale.

Colle del Piccolo San Bernardo (46 Km andata/ritorno)
Raggiunta l’auto e rifornitomi abbondantemente di bevande, ripresa l’autostrada ad Aosta mi dirigo poi a tutta velocità verso Pré-Saint-Didier, dove parcheggio avvedutamente all’ombra nei pressi delle piscine (provate a tornare, dopo un lungo giro in bici, all’auto diventata rovente sotto il sole: è una cosa che può rovinare la giornata). La salita verso il Passo del Piccolo San Bernardo comincia con una serie di una decina di facili tornanti che mi spingono a tenere alto il ritmo. Salgo a 16-17 Km/h e sui falsopiani successivi e nelle brevi gallerie supero anche i 25-27 Km/h. Memore di vari racconti e descrizioni su Internet che spiegano quanto sia dolce questo passo non mi tiro indietro nemmeno sui successivi tornanti che precedono la galleria di circa 500 metri che sbocca alle porte della assolata e frequentata La Thuile. Vado assai veloce, ma questo modo di pedalare molto garibaldino, avendo già nelle gambe il Gran San Bernardo, lo pagherò presto, unitamente al fatto di aver mangiato poco. Infatti, superata La Thuile, dopo appena un paio di tornanti comincio a sentire una certa stanchezza e, sotto un sole cocente che picchia sempre più implacabile (sono le 3 e mezza del pomeriggio), noto con una certa sorpresa sul cardiofrequenzimetro che il polso è un po’ troppo alto per una salita con pendenze non proibitive come questa. Mi fermo qualche minuto, ma mi accorgo che anche il recupero è più lento del solito. Si vede proprio che sto diventando vecchio. Riempita la borraccia con l’acqua fresca di una fontana, riparto perciò prudentemente con un ritmo più blando. Salgo, come si suole dire con un elegante eufemismo quando non si va al massimo, “del mio passo”, godendo finalmente di un po’ di frescura nel bosco dopo il piccolo abitato di Pont Serrand. Sbucato su un piccolo altopiano e superati un paio di chioschi-bar senza farmi prendere dalla tentazione di fermarmi, affronto gli ultimi tornanti che portano verso il valico. Mi torna alla memoria con un pizzico di nostalgia che avevo fatto questo passo in auto con la famiglia nel 2003 tornando in Italia dalla Francia dopo aver gareggiato con ardimento nella “Luc Alphand” scalando l’Izoard e il Col du Granon senza alcuna fatica e conquistando l’aquila d’oro nella mia categoria. Oggi, dopo poco più di 2.600 metri di dislivello percorsi, mi sento decisamente stanco e meno baldanzoso di allora.
L’ultima parte della scalata procede quasi in falsopiano per oltre 1 Km e, superato un ultimo risalto a fianco del bel laghetto di Verney situato in basso sulla destra, si arriva dopo un lungo rettilineo finale al Colle del Piccolo San Bernardo, dove molti turisti sono fermi ad ammirare il panorama, con la sagoma dell’Ospizio che si staglia all’orizzonte in territorio francese e in lontananza, a ritroso verso l’Italia, la cima immacolata del Monte Bianco. La statua del santo domina la strada alta su una colonna. Si è fatto tardi. Scendo a valle quasi sfinito ma comunque felice e, raggiunta l’auto, rientro di filato a Milano dove mi attendono ancora tre ore buone di lavoro in ufficio fin dopo le 23:00 per recuperare il tempo perduto. Giornata decisamente lunga, un po’ faticosa, forse a causa degli anni che avanzano, ma come sempre remunerativa quando calo l’asso dei “Fortis Day”.

Marco Fortis