Bivio per la Valpelline (786 m.)-Passo del Gran San Bernardo (2.473 m.)
Pré-Saint-Didier (1.014 m.)-Passo del Piccolo San Bernardo (2.188 m.)
Dislivello complessivo: 2.861 m.
percorsi in bici: 109 Km
Mercoledì 9 luglio, approfittando
di un appuntamento di lavoro il mattino presto ad Ivrea, ho potuto coronare un
progetto che avevo in mente da tempo. Quello di scalare in bici nello stesso
giorno i due Passi del Gran e Piccolo San Bernardo, completando così il mio
personalissimo “brevetto” che ho denominato dei “due San Bernardi”. Esauriti i
miei impegni professionali già alle 9:30, dopo essermi cambiato “stile Fantozzi”
in un autogrill liberandomi di giacca e cravatta, ho raggiunto rapidamente
Aosta in autostrada e, preso il tunnel all’uscita della stessa, ho finalmente
parcheggiato l’auto in una piazzola presso il bivio per la Valpelline. Scaricata
la bici sono salito in sella accompagnato dal mio fedele zaino superpesante ed
ho cominciato ad affrontare la prima salita.
Di per sé Gran e Piccolo San
Bernardo, presi da soli, non sono colli impossibili. Ma, fatti l’uno dopo
l’altro, il discorso cambia parecchio, specie se non si è molto allenati come
capita a me di questi tempi in cui esco in bici praticamente solo una volta
alla settimana.
La giornata è bellissima, non c’è
una nuvola e il cielo è blu terso. La gamba non è ispirata come dieci giorni fa
sul Furka e sul Grimsel, però salgo veloce e molto agile. La prima parte del
Gran San Bernardo, che dalla località da cui sono partito dista circa 33 Km, è infatti
pedalabilissima. Si attraversano Gignod e la ridente Etroubles alla fine della
quale c’è un bel drittone di quasi 1 Km al 10% ma niente di più. La salita
diventa più vera dopo il bivio per il tunnel dell’autostrada. Presa la
direzione per la vecchia statale del valico si comincia a salire seriamente per
affrontare i 15 Km conclusivi e più impegnativi, superando prima Saint-Rhémy e
poi un bel ponticello. Da lì in poi si entra nella parte centrale di tornanti
della salita dove i lavori stradali in corso, lunghi tratti dissestati e
ghiaiosi e i numerosi semafori spezzano un po’ il ritmo, così come alcune
potenti raffiche di vento, quasi sempre presenti in questo tratto. Quindi,
superato un bar situato in un vecchio edificio che espone una evocativa sagoma
nera di Napoleone Buonaparte, si arriva ad un secondo gradone montagnoso dove
si pedala una ultima serie di arditi tornanti in un maestoso ambiente alpino che
sfiora un gigantesco e curioso dente di roccia (alto una ventina di metri) e
vari alpeggi per raggiungere infine l’ultima galleria che precede il valico.
Il Colle del Gran San Bernardo,
con il suo bel laghetto e l’Ospizio, offre un panorama davvero idilliaco. Turisti
ovunque, cani San Bernardo di peluche sulle bancarelle, profumi di caffè e
wurstel che provengono dai bar. Dopo un po’ di foto e di autoscatti, mi fermo su
una tranquilla panca assolata a mangiare due panini alla pancetta nei pressi
del canile con entrata rigorosamente a pagamento, approfittando però di un
cancello rimasto aperto per ammirare gratis un gruppo di cuccioli di San
Bernardo che vengono a loro volta rifocillati da alcuni inservienti.
La discesa verso Aosta è
velocissima. Nonostante il sole fa parecchio freddo e addirittura in alcuni
momenti sono scosso da tremiti nonostante la maglia pesante e il giubbino.
Perciò sono molto prudente anche a causa delle fastidiose folate di vento che
tagliano improvvisamente la strada. Man mano che si scende la temperatura però si
rialza decisamente e mi devo fermare per spogliarmi prima di affrontare gli
ultimi Km dove spesso occorre anche dare qualche deciso colpo di pedale.
Raggiunta l’auto e rifornitomi
abbondantemente di bevande, ripresa l’autostrada ad Aosta mi dirigo poi a tutta
velocità verso Pré-Saint-Didier, dove parcheggio avvedutamente all’ombra nei
pressi delle piscine (provate a tornare, dopo un lungo giro in bici, all’auto
diventata rovente sotto il sole: è una cosa che può rovinare la giornata). La
salita verso il Passo del Piccolo San Bernardo comincia con una serie di una
decina di facili tornanti che mi spingono a tenere alto il ritmo. Salgo a 16-17
Km/h e sui falsopiani successivi e nelle brevi gallerie supero anche i 25-27
Km/h. Memore di vari racconti e descrizioni su Internet che spiegano quanto sia
dolce questo passo non mi tiro indietro nemmeno sui successivi tornanti che
precedono la galleria di circa 500 metri che sbocca alle porte della assolata e
frequentata La Thuile. Vado assai veloce, ma questo modo di pedalare molto
garibaldino, avendo già nelle gambe il Gran San Bernardo, lo pagherò presto,
unitamente al fatto di aver mangiato poco. Infatti, superata La Thuile, dopo
appena un paio di tornanti comincio a sentire una certa stanchezza e, sotto un
sole cocente che picchia sempre più implacabile (sono le 3 e mezza del
pomeriggio), noto con una certa sorpresa sul cardiofrequenzimetro che il polso
è un po’ troppo alto per una salita con pendenze non proibitive come questa. Mi
fermo qualche minuto, ma mi accorgo che anche il recupero è più lento del
solito. Si vede proprio che sto diventando vecchio. Riempita la borraccia con
l’acqua fresca di una fontana, riparto perciò prudentemente con un ritmo più
blando. Salgo, come si suole dire con un elegante eufemismo quando non si va al
massimo, “del mio passo”, godendo finalmente di un po’ di frescura nel bosco
dopo il piccolo abitato di Pont Serrand. Sbucato su un piccolo altopiano e superati
un paio di chioschi-bar senza farmi prendere dalla tentazione di fermarmi,
affronto gli ultimi tornanti che portano verso il valico. Mi torna alla memoria
con un pizzico di nostalgia che avevo fatto questo passo in auto con la
famiglia nel 2003 tornando in Italia dalla Francia dopo aver gareggiato con
ardimento nella “Luc Alphand” scalando l’Izoard e il Col du Granon senza alcuna
fatica e conquistando l’aquila d’oro nella mia categoria. Oggi, dopo poco più
di 2.600 metri di dislivello percorsi, mi sento decisamente stanco e meno
baldanzoso di allora.
L’ultima parte della scalata
procede quasi in falsopiano per oltre 1 Km e, superato un ultimo risalto a
fianco del bel laghetto di Verney situato in basso sulla destra, si arriva dopo
un lungo rettilineo finale al Colle del Piccolo San Bernardo, dove molti
turisti sono fermi ad ammirare il panorama, con la sagoma dell’Ospizio che si
staglia all’orizzonte in territorio francese e in lontananza, a ritroso verso
l’Italia, la cima immacolata del Monte Bianco. La statua del santo domina la
strada alta su una colonna. Si è fatto tardi. Scendo a valle quasi sfinito ma
comunque felice e, raggiunta l’auto, rientro di filato a Milano dove mi
attendono ancora tre ore buone di lavoro in ufficio fin dopo le 23:00 per
recuperare il tempo perduto. Giornata decisamente lunga, un po’ faticosa, forse
a causa degli anni che avanzano, ma come sempre remunerativa quando calo l’asso
dei “Fortis Day”.
Marco Fortis