E’
una zona del mondo sempre piovosa, con case di mattoni scuri, con tetti stranamente
senza gronda (che qui servirebbe moltissimo), edifici gotici, prati verdissimi,
fiumi navigabili, strade di pavè e tanti, tanti, tanti km di piste ciclabili.
E’
una zona del mondo che appare triste ma al contempo bellissima e suggestiva nel
suo umido grigiore.
Siamo
partiti alle 4 di notte del venerdì santo in auto da Omegna e, dopo quasi 1000
km, siamo arrivati nella campagna fiamminga alle 17 pomeridiane. Tredici ore continuate
con il sedere sulla macchina con le sole pause della pipi e del gasolio. Un
viaggio da pazzi.
Sabato
la gran fondo degli amatori con 4 percorsi: 74 km, 120 km, 160 km, 229 km. Noi
abbiamo optato per la più corta che comunque faceva assaggiare 5 muri. Io e Roberta,
che purtroppo non siamo riusciti a fare l’iscrizione in internet per tempo, da
navigati portoghesi, siamo comunque riusciti a percorrerne alcuni dei più
famosi: il Kruisberg, il Koppenberg (a piedi) e il Grammont. Non siamo invece
riusciti a fare il Kwaremont e il Pattenberg, peccato. Il tutto sotto una
pioggerellina intermittente che da queste parti è normale, anzi, è la tipicità
del luogo.
Domenica
la gara vera dei “mostri” che ferma una nazione. Il Belgio si ferma per il Giro
delle Fiandre (la Ronde): 267 km con 18 muri, lo scrivo anche in lettere: “diciotto”!
I muri sono veramente tosti, pendenze al limite con fondo in umido pavè grossolano. La gente è fantastica, accogliente e gioviale. Birra a fiumi, megaschermi ovunque, ristoranti improvvisati montati dal nulla in piena campagna, dai 5 stelle ai più rurali, musica disco a tutto volume nelle stalle, concertini di musica dal vivo, bandiere gialle con il leone delle Fiandre che sventolano ovunque, centinaia di migliaia di persone lungo il percorso.
I muri sono veramente tosti, pendenze al limite con fondo in umido pavè grossolano. La gente è fantastica, accogliente e gioviale. Birra a fiumi, megaschermi ovunque, ristoranti improvvisati montati dal nulla in piena campagna, dai 5 stelle ai più rurali, musica disco a tutto volume nelle stalle, concertini di musica dal vivo, bandiere gialle con il leone delle Fiandre che sventolano ovunque, centinaia di migliaia di persone lungo il percorso.
Lunedì
altri 1000 km in auto e tutto è finito.
Restano
i ricordi, gli odori, le immagini, i suoni, i rumori di quei luoghi dove il ciclismo è una fede.