domenica 16 aprile 2017

PASQUA A MILANO

Stare ore seduti al ristorante a rimpinzarci insieme ai parenti non era una bella prospettiva per passare la giornata di Pasqua che tra l’altro prometteva un meteo perfetto per stare invece all’aria aperta.
Io e Roberta siamo quindi partiti da Omegna alle 9:10 con le nostre gravel e raggiunto Sesto Calende dalla via normale: Gozzano, Invorio, Mercurago, Dormelleto. 35 km tranquilli su strade secondarie, a parte il terribile tratto della Dormellettese, tra Arona e il ponte di Sesto Calende, dove il traffico intenso dei centri commerciali non cala mai, nemmeno la mattina di Pasqua !
Lasciato finalmente il Piemonte dopo il ponte sul Ticino, da Sesto a Milano sono 70 km di vero paradiso. Una pista ciclabile lunghissima (seguire le indicazioni E1 “sentiero europeo n°1”) che costeggia prima il Ticino, poi il Canale Villoresi e per finire il Naviglio grande che ti porta nel cuore di Milano fino alla Darsena.
Attraversi antichi borghi della campagna lombarda che sembrano rimasti fermi al tempo dei Promessi Sposi.
Palazzotti antichi, ville d’epoca, ponti lastricati, parchi e prati sterminati che non sembra nemmeno di essere nelle industriose provincie di Varese e Milano, notoriamente zeppe di capannoni, rotonde e centri commerciali.
Un viaggio in bici fuori dal tempo che anche i meno allenati possono intraprendere, magari facendo un tratto ridotto.
Il tratto che più mi è piaciuto è quello tra Turbigo e Pontevecchio, per la presenza di antichi borghi. Ma anche il tratto iniziale da Sesto Calende a Nosate è meritevole per l’attraversamento di Golasecca, delle storiche dighe tra cui Panperduto, le prese dei canali di Tornavento e per la rigogliosa natura circostante.
Il tratto meno bello è sicuramente dopo Gaggiano, attraversando il territorio di Corsico, dove si scorgono gli orribili capannoni industriali e commerciali della cintura milanese ma … ci sta anche questo.
Il tratto finale poi ritorna interessante quando, dopo i quartieri del Giambellino e Foppette, si entra nel mitico tratto finale del Naviglio Grande, con i suoi ponti pedonali, le sue case ringhiera, le soffitte degli Scapigliati e dei poeti, i famosi locali notturni (e diurni) che si affacciano sull’Alzaia e sulla Ripa. Anche se mitici jazz pub come il Capolinea e le Scimmie non esistono più, indubbiamente resta il fascino del luogo che ha segnato una parte importante della vita e della cultura milanese e italiana.
Girare per il centro di Milano in bici però è un vero ciclocross sul lastricato di enormi pietre sconnesse, fra rotaie del tram che si incrociano, marciapiedi e vari altri ostacoli, meno male che ho preso la Guerciotti.
Comunque il giorno di Pasqua in centro il traffico è quasi assente mentre i marciapiedi sono affollatissimi di turisti stranieri. Chiedo informazioni ai passanti per la strada per il Duomo ma è impossibile, mi rispondono tutti in inglese “sorry”, di milanesi nemmeno l’ombra e nemmeno cinesi con la maglia del Milan e dell’Inter, che solitamente sanno tutto e parlano in italiano, anche loro sono ormai pienamente milanesicizzati ed evidentemente alla domenica pomeriggio vanno sui laghi.
Poi, con il mio senso di orientamento me la cavo da solo e, dalla Darsena, attraverso le colonne di San Lorenzo, in due colpi di pedale arrivo in Duomo, foto ricordo e poi veloci alla Stazione Centrale a pigliare il primo treno locale che torna a Verbania (2 adulti + 2 bici 25 €. !!!).
Gli ultimi 10 km dalla stazione di Fondotoce a Omegna sono stati duretti perché i km nelle gambe cominciavano a farsi sentire. Rientro a casa alle 19:30 un po’ fusi ma pienamente soddisfatti dell’escursione.
Riepilogando abbiamo percorso 35 km tra Omegna e Sesto Calende, 70 km tra Sesto e Milano, 10 km circa nel centro di Milano e 10 km tra Fondotoce e Omegna per un totale di 125 km circa.
Consiglio la mountain bike, la gravel, la ciclocross o la city bike, sconsigliata la bici da corsa per la pista ciclabile che presenta un fondo irregolare, con asfalto grezzo a volte sterrato o lastricato.
Fate questo percorso, meglio in primavera o autunno, scoprirete un’altra Lombardia …