Biagio
alla fine getta la spugna, colpito nei giorni precedenti da una fastidiosa forma
influenzale e sotto terapia antibiotica (un inverno orribile per lui), decide
di non partire per la Liguria. Peccato, ci teneva tanto a fare questa prima
prova di Coppa Piemonte 2017.
Io
e Roberta invece sabato pomeriggio siamo già ad Alassio ad “assaporare” un
meteo terrificante. Altro che clima mite della riviera. Pioggia torrenziale,
freddo e vento sferzante ci fanno venire la voglia di tornare a casa. Naturalmente
il mio rafreddore che covavo già da qualche giorno in queste condizioni può
solo peggiorare.
Meno
male che domenica mattina il cielo è sereno, sole un po’ velato, temperatura
bassina ma almeno non piove più. Mi metto in griglia con panta lungo e windtex
sopra alle maniche lunghe. Mannaggia ! Faceva nettamente più caldo ad Omegna ieri
che qui ad Alassio oggi.
Poco
dopo entra in griglia anche l’altro iridino Andrea e le nostre mogli partono
insieme in bici da corsa alla volta di Sanremo, fortuna loro!
Davanti
c’è tutta la nazionale italiana di MTB schierata. Roberta fotografa loro invece
che noi poveri tapini che andiamo al macello.
Diciamo
subito che il percorso NON mi è piaciuto. Dopo una prima interminabile salita
asfaltata dove si incontrano con sorpresa pericolosi ignari automobilisti che
percorrono la stessa strada nella stessa direzione o anche contromano, comincia
una girandola di saliscendi su sentieri, di cui molti NON ciclabili, che si
aggrovigliano sulla cresta della montagnola che stà alle spalle di Alassio e
che separa quest’ultima dalla pianura di Albenga (gruppo montuoso che ragruppa
varie cimette: Scotteri, Pisciavino, Castellaro, Bignone, ecc.).
In
pratica tutta la cresta dal Santuario Madonna della Guardia fino alla zona di
Vigo Peirano quasi sopra Albenga viene percorsa e ripercorsa più volte, ripassando
anche dagli stessi punti, fino allo sfinimento ed all’esaurimento di tutti i
sentieri possibili di questo modesto rilievo. Una sorta di tanti mini cross
country messi insieme per arrivare ad un kilometraggio degno di una gran fondo.
In
più punti si vedono i bikers più veloci percorrere la stessa cresta in
direzione opposta, a volte anche lo stesso sentiero, separati da noi più lenti
solo da una bindella, come in un ciclocross.
Il
fondo del percorso poi estende il concetto di ciclabilità oltre il limite del
ragionevole. Premetto che io non mi spavento davanti a nulla e vengo da una zona
di montagna dove in più di una occasione mi sono dilettato in escursioni
estreme. E parlo di montagne vere, tra il Mottarone, l’Ossola e la Val Sesia. Ma
quì ho trovato situazioni a mio parere poco adatte alla filosofia di una gran
fondo aperta a tutte le capacità tecniche. Penso che per alcuni bikers meno
esperti sia stato un vero suplizio arrivare in fondo e tutt’altro che un
divertimento come dovrebbe essere lo spirito di una gran fondo “popolare”. E
non parlo di isolati passaggi tecnici che pure ci possono e ci devono stare, ma
di lunghissimi tratti impraticabili, tra roccie, fango, rampe impossibili da
bici in spalla, scalini di roccia insuperabili in discesa, sentieri in costa
cosparsi di radici e roccie dove non si stava nemmeno in piedi a “piedi”.
Penso
che un podista di trail di media taratura sarebbe sicuramente arrivato prima di
me al traguardo con il solo ausilio delle sue gambe. E’ pur vero che il
temporale del giorno precedente ha peggiorato la situazione di molti sentieri
che magari si potevano “tentare” in sella alla bici. Ma rimane il fatto che
penso di aver passato almeno il 30% del mio tempo gara a piedi.
Ho
visto anche molti infortuni e rotture di biciclette come non vedevo da tempo,
anche di bikers più veloci di me che tornavano indietro a piedi, sanguinanti e
sconsolati, con catene e pedivelle in mano, insomma una macelleria. Per fortuna
io ho usato prudenza e sono arrivato indenne al traguardo anche se con molto
ritardo (ma il mio obbiettivo era solo arrivare sano in questa prima prova di
Coppa Piemonte).
Gli
ultimi due km della gara poi me li ricordo bene: 1 km di gradini ! Proprio così,
penso un milione di gradini che riportano in città e mettono a durissima prova
la vostra forcella anteriore ed 1
km di spiaggia, che tutto sommato ci stà nella
caratteristica di una gara “marina” e fa tornare alla mente il passaggio
spiaggia della più famosa Roc d’Azur.
Di
meritevole questa gara ha 2 elementi: il primo è il paesaggio indubbiamente strepitoso
che si può ammirare dalla cresta della montagna, con grande vista su questa
incantevole zona di riviera ligure compresa la veduta sull’isola Gallinara ed
il secondo è l’organizzazione, buona sotto tutti gli aspetti, ricco pacco gara,
ristoro per tutti (anche accompagnatori) con pasta al pesto e frutta in
abbondanza, ottima location in centro città in riva al mare. Ma il percorso,
quello proprio NO, la mia opinione è fortemente negativa.
Ora
sono a casa che mi lecco le ferite di un raffreddore che trascurato è diventato
ovviamente una sinusite da cavallo. Non penso che andrò più ad Alassio a rifare
la GF del Muretto ma potrei tornarci volentieri a gustare la focaccia ligure, i
baci e la pasta al pesto e a godermi una passeggiata in questa deliziosa
cittadina.
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