La
salita al Passo Gavia da Bormio, 25,3 Km per 1.409 metri di dislivello, è
classificata per grado di difficoltà 4meno dalla “Guida Lombardia 3 - Passi e
valli in bicicletta” (Ediciclo Editore), più che altro per la lunghezza e per
l’altitudine che a qualcuno può far mancare il fiato.
In realtà, è assai meno
impegnativa del versante da Ponte di Legno, che “tira” molto di più e in alcuni
tratti raggiunge pendenze più severe. Me lo ricordo bene quando nel 2005 lo
affrontai in occasione della Gran Fondo Marco Pantani (assieme al Mortirolo da
Mazzo), con ben altro grado di preparazione e velocità di crociera rispetto ad
oggi. Comunque, il Gavia, da qualunque parte lo si attacchi, è una “classica”
in cui si respira l’aria delle grandi imprese ciclistiche, circondati dai
maestosi panorami alpini della Valtellina. Inoltre, la salita da Bormio va
comunque presa con le pinze, specie se non si è particolarmente allenati, in
quanto le forze possono venir meno.
Giovedì
25 agosto 2011, lasciata Milano all’alba, ho raggiunto Bormio, dove avevo un
impegno di lavoro nel pomeriggio, e, sistemata l’auto in un parcheggio
sotterraneo, sono partito verso le 10 e mezza come un razzo in direzione di Santa
Caterina di Valfurva, prima tappa della salita. Indosso per la prima volta la
nuova divisa della squadra Iride Omegna, che avrà un degno battesimo. E’ una bellissima
giornata serena, ideale per raggiungere il valico, dove spesso si formano
annuvolamenti e nebbie che impediscono di ammirare vette e ghiacciai. Oggi fortunatamente
non sarà così.
I primi
12 Km tra Bormio e Santa Caterina sono incostanti, alternano tratti in lieve
pendenza a drittoni più impegnativi. Questo troncone, abbastanza noioso, è reso
però gradevole dall’attraversamento di un paio di frazioni pittoresche con
molte case in pietra e tratti in pavé. Salgo a buon ritmo ma senza strafare
perché so che dopo verrà il difficile. A Santa Caterina, con il suo bel ponte
in legno sul torrente Frodolfo, mi fermo in un negozio di articoli sportivi per
acquistare una crema doposole necessaria per evitare di ustionarmi naso e
braccia. L’occasione è propizia anche per dare alcuni consigli telefonici a mia
figlia Giulia su come impostare una delle tante analisi grammaticali degli
interminabili compiti delle vacanze.
Riparto
di buona lena tenendo però prudentemente i 12-13 Km/h nei successivi chilometri
che attraversano con una decina di bei tornanti un fitto bosco di conifere. A
quest’altitudine il clima è ideale (mentre a Milano oggi si sfioreranno i 38°)
e ciò rende gradevole la salita. Quando si esce dal bosco lo stretto manto
d’asfalto, ai cui bordi si distendono in curvilinee traiettorie le strisce
bianche della segnaletica stradale, prosegue con lunghi spezzoni fino ad
acquisire pendenze sempre più ragguardevoli, che all’altezza dei Km 19, 20 e
21, in diversi tratti superano abbondantemente il 10-12%. E’ la parte più dura
dell’ascensione, in cui incontro diversi ciclisti stremati che avanzano a piedi,
alcuni dei quali persino in mountain bike…
Ma è
l’ultima difficoltà perché i 4 Km finali della salita sono più agevoli, con
pendenze assolutamente non impegnative. All’Alpe Gavia, dove c’è un monumento
ai caduti e si trovano una chiesetta e il Rifugio Berni, mi fermo qualche
minuto a scattare alcune foto. Poi riprendo la bici per completare l’ultimo Km
e mezzo, che costeggia il caratteristico bel laghetto blu, verso il Passo
Gavia, dove si trova il Rifugio Bonetta. In prossimità del valico c’è anche un
grande cartello commemorativo del Giro d’Italia, a tinte rosa e grigie.
Sono
arrivato al passo in un’ora e tre quarti. Alla partenza non ci avrei scommesso
perché quest’estate ho pedalato veramente poco. Il tempo di un panino alla
pancetta, di qualche foto e poi scendo verso valle, fermandomi di tanto in
tanto per scattare alcune istantanee della ripida discesa. Raggiunta Santa
Caterina il caldo si fa sentire, così mi tolgo il giubbino antivento. Poi mi
tuffo verso Bormio dove, raggiunto il garage sotterraneo, mi cambio velocemente
rinfrescandomi con l’acqua minerale di una bottiglia. Dopo l’incontro di lavoro
programmato, mi attendono altre tre ore e mezza di discesa in auto verso
Milano, ben più dure e noiose della salita in bici al Passo Gavia. Poco dopo Morbegno,
come è ormai tradizione quando vengo da queste parti, mi fermerò in un negozio
ben fornito a comprare della carne secca, un po’ di formaggio Bitto stagionato
e una bottiglia di Amaro Braulio Riserva 2006. Così mi resterà di questa bella
gita un ricordo ancor più squisito.
Marco Fortis