Dopo aver partecipato ad un
convegno a Bergamo lunedì 11 luglio sono partito a razzo verso la Val Brembana
approfittando di una splendida giornata di sole: destinazione Olmo al Brembo
per scalare il Passo San Marco, traguardo che da tempo mi stuzzicava, lungo il
tracciato della storica Via Priula che collegava la Val Brembana con la
Valtellina.
Si tratta di un valico piuttosto impegnativo, una salita di 19 Km
con un dislivello considerevole e diversi lunghi passaggi con pendenze che
raggiungono il 13-14%. Nei tratti più difficili la pendenza media resta
stabilmente per molti chilometri tra l’8,5% e il 9,5%.
Il traffico automobilistico nelle
prime ore del pomeriggio non è troppo intenso. Superate Zogno (con la sua
antica centrale elettrica), San Pellegrino Termine (con la sua rotonda fiorita)
e San Giovanni Bianco (con la casa di Arlecchino), raggiungo finalmente Olmo al
Brembo dove parcheggio nei pressi di una colonia estiva con decine di ragazzini
schiamazzanti impegnati in balli moderni agli ordini di severi istruttori (ai
nostri tempi si giocava al pallone…). C’è un caldo afoso ma il cielo è sereno e
la salita è invitante. Inforcata la bici supero agevolmente i primi 4-5 chilometri.
Solo dopo Mezzoldo la musica cambia. E subito fuori Paese la salita si impenna.
Questo primo tratto impegnativo si conclude nei pressi di un piccolo invaso per
la produzione di energia elettrica dalle scure acque verdissime che riflettono
il colore dei boschi circostanti.
Un tratto con una pendenza
modesta porta rapidamente nei pressi di alcuni punti di ristoro e alberghi nella
ridente località Madonna delle nevi, punto da cui comincia la seconda fase più
dura della salita. Una serie di tornanti sempre più ripidi si inerpicano sul
fianco della montagna raggiungendo le pendenze più elevate in località Castello
e subito dopo. I tornanti si susseguono faticosi anche se la vista è
rasserenata dal bel paesaggio sui verdi prati sottostanti illuminati dal sole.
Si superano alcune baite e ci si alza progressivamente mentre l’ambiente
diventa più alpino con ampi pascoli. A circa 1700 metri pare di essere ormai
prossimi alla meta ma è un’illusione: guardando verso l’alto ci si accorge che
è necessario affrontare ancora alcuni impegnativi tornanti che sembrano
letteralmente salire fin sulla cima di una montagna tondeggiante. E’ l’ultimo
ostacolo che ci separa dal passo che si raggiunge dopo un lungo traverso finale
dalla pendenza più modesta. Sul passo, oltre al cartello segnaletico ed a
quello di confine tra le province di Bergamo e Sondrio, vi sono un monumento
agli alpini e un aquila in pietra. In basso è splendida la vista sulla
Valtellina.
Fatte un po’ di foto mi butto in
discesa fermandomi dopo un paio di chilometri, circa 150 metri di dislivello
più sotto, alla vecchia casa cantoniera che si raggiunge con una strada
pianeggiante secondaria di circa 600 metri. Sulla facciata in pietra
dell’antico rifugio si trova uno stemma della Repubblica di Venezia che per l’antica
Via Priula indirizzava i propri commerci. Il tempo di bere un fresco tè alla
pesca e mi rituffo nella lunga discesa verso l’afosa pianura lombarda.
Marco Fortis