mercoledì 7 luglio 2010

Dezzo di Scalve-Passo del Vivione-Dezzo di Scalve-Passo della Presolana

Dopo alcuni appuntamenti di lavoro al “Km Rosso” nei pressi di Bergamo, parto per una bella impresa ciclistica da tempo programmata.
Mi inoltro in auto in Val Seriana passando per Clusone e Rovetta diretto al Passo della Presolana. Di lì scendo nella isolata Val di Scalve sino a Dezzo, piccolo paesino in cui si incrociano la strada della “via Mala” per Darfo Boario Terme, quella per la Presolana e quella del Passo del Vivione.
Trovato il solito parcheggio strategico in ombra, inforco la bici e parto finalmente per il passo del Vivione che desideravo da tempo scalare. Qui, nel Giro d’Italia di tre anni fa, fu protagonista in discesa Di Luca, poi in fuga anche sul passo della Presolana sino al traguardo del Monte Pora.
La salita del Passo del Vivione da Dezzo è caratterizzata da due diversi tronconi: il primo sale fino a Schilpario, ridente stazione turistica, con alcuni tratti caratterizzati anche da discrete pendenze; segue una breve discesa ed un falsopiano di circa 3-4 Km fino alle vecchie miniere che oggi i turisti visitano in trenino; quindi inizia il secondo troncone, il più affascinante, che porta fino al Passo. Quest’ultimo tratto a sua volta si divide in due sezioni distinte: nella prima, dove non mancano alcuni tratti ripidi, si attraversano con numerosi tornanti prima un fitto e gradevole bosco ombreggiato e quindi una serie di pascoli con molte mucche pezzate; superato un rifugio, inizia infine l’ultimo troncone, con imponenti precipizi che fanno rabbrividire. Per fortuna che in questa parte conclusiva le pendenze non sono proibitive: guai a distrarsi, se si guarda verso valle si corre il rischio di avvertire le vertigini!

Quando la strada si inoltra finalmente nella valle laterale si prova davvero un sospiro di sollievo. Lasciati i precipizi alle spalle si raggiunge il Passo del Vivione in pochi minuti, dove ci si può ristorare presso l’omonimo rifugio. Bevuto un dissetante tè freddo, comincio la discesa con grande prudenza. Sui precipizi tengo addirittura staccato uno scarpino dal pedale per prudenza. La strada è così stretta che basta incrociare un auto per finire nella scarpata. Con la scusa psicologica di dovermi fermare più volte per scattare un po’ di foto panoramiche, evito di prendere eccessiva velocità.

Superati i tratti più pericolosi, la discesa in seguito è gradevolissima ed aiuta a sopportare la calura. Attraverso di slancio Schilpario e in un battibaleno raggiungo il mio campo base a Dezzo. Qui lascio lo zaino in auto, mi alleggerisco dei pesi superflui e comincio l’ultima fatica della giornata: gli 8 ripidissimi Km che portano al Passo della Presolana. Le pendenze in tre lunghi distinti passaggi superano anche il 14%. Salgo a ritmo tranquillo godendomi le ultime pedalate di questa salita che non lascia respiro. Man mano che si sale i panorami verso valle appaiono grandiosi.

In vetta minacciose nuvole nere fanno pensare ad un temporale in arrivo: appena il tempo di una foto con l’autoscatto, per poi scendere veloci di nuovo a Dezzo, balzare in auto, rifare la Presolana per la terza volta ed arrivare giusto in orario a Milano per la cena e la semifinale dei mondiali di calcio sudafricani Spagna-Germania.

Marco Fortis