Provate a digitare
“vento” su un motore di ricerca, scoprirete la VENTO, cioè la ciclovia più
lunga d’Italia. VENTO infatti è un acronimo che sta per Venezia-Torino, le 2
città collegate dal più lungo fiume d’Italia, il Po.
Siamo partiti come al
solito da casa, io, Roberta e Biagio. Come è nostra consuetudine preferiamo,
quando possibile, non usare altri mezzi al di fuori della bicicletta. Da Omegna,
via Novara (prima foratura mia ruota posteriore) e Vigevano, raggiungiamo
la famosa rotonda di Garlasco dove incrociamo la Francigena che ci porta
sull’argine del Ticino fino a Pavia (seconda foratura sempre mia ruota
posteriore, mah). La nostra prima tappa si conclude a Belgioioso.
Da Pavia a Corte
Sant’Andrea la VENTO ricalca all’incirca un tratto della Francigena ma poi,
mentre la via per Roma propone il Transitum Padi per attraversare il grande
fiume, la VENTO prosegue sempre sull’argine fino al ponte di Piacenza.
La ciclabile sull’argine è molto piacevole e priva di traffico automobilistico
ma non c’è un filo d’ombra e, se affrontata nella settimana più calda dell’anno
come è capitato a noi, non è il massimo del godimento. Un breve sguardo al
pregevole centro storico di Piacenza e poi via nuovamente sull’argine sinistro
fino a Cremona dove si conclude la nostra seconda tappa al cospetto del
Torrazzo.
Da Cremona a Mantova
decidiamo di non percorrere la VENTO perchè risulterebbe troppo lungo seguire
tutti i meandri del Po quindi tagliamo dritti nella campagna lombarda
risparmiando un bel po’ di km consapevoli con dispiacere di saltare la famosa
Brescello, teatro dei film di “Peppone e Don Camillo”. Due notti a Mantova
sono il minimo per ammirare dignitosamente questa città d’arte. Ripartiamo da
Mantova lungo il Mincio e poi ancora riagganciamo la VENTO sugli argini del Po
fino a Ferrara.
L’osteria in località Stellata
è ottima per una sosta, gestita da un ex ciclista dilettante detto Cacio che ha
corso con Pantani in gioventù, buon cibo e prezzi moderati. Inoltre a pochi
passi si può ammirare la casa dell’Ariosto e la rocca medioevale oltre
l’argine. La ciclabile lungo il canale di Burana che porta a Ferrara da Bondeno
poi è bellissima e finalmente, tutta alberata ed in ombra ! Due notti anche a Ferrara
ci sono sembrate d’obbligo per ammirare i capolavori della città.
Dopo la visita a
Ferrara accompagniamo alla stazione Biagio che prende il treno per tornare a
casa per … altri impegni già in programma. Io e Roberta invece ripartiamo sulla
VENTO ed entriamo in Veneto al ponte di Polesella. Con sorpresa
scopriamo che la stradina d’argine maestro del Po, che in Lombardia ed Emilia
era una pista esclusivamente ciclabile, in Veneto è invece una strada vera e
propria di utilizzo comune dal traffico automobilistico locale. Comunque il
traffico è abbastanza ridotto e per fortuna non è usata dai camion.
Seguiamo l’argine
sinistro del ramo del Po di Venezia fino a Porto Viro dove prendiamo la
ciclabile sull’argine del Po di Levante che, insieme al Canale Po Brondolo ed
al Canal di Valle, forma un’idrovia, e quindi una ciclabile d’argine perfetta,
continua e diretta fino a Chioggia. Tutto questo sembra all’insaputa degli
abitanti di Porto Viro che, alla mia richiesta di informazioni su dove
imboccare il percorso d’argine che porta a Chioggia, mi rispondono “quale
canale ? …”. Cerco di spiegarmi con un linguaggio semplice e mostro la
cartina ma nulla da fare, nessuno sa di cosa parlo e tutti vogliono farmi
prendere la trafficatissima statale Romea per andare a Chioggia. Meno male che
esiste google map sul telefonino e l’imbocco per la pista ciclabile me lo trovo
da solo. Trovo naturalmente anche il canale che scorre a pochi passi dal paese.
Mentre percorro la ciclabile mi domando: “ma questi non sanno dove abitano,
mah !?!”. La nota positiva è che alla Trattoria al Bacino, che si trova
appena passato il ponte dove inizia il canale del Po di Levante, si mangia
molto bene a prezzi modici e per questo li perdoniamo anche se non sanno che
esiste la ciclabile (e nemmeno il canale). Comunque percorriamo questa
bellissima ciclabile sul canale che taglia prima l’Adige e poi il Brenta e dopo
un ultimo breve tratto di statale entriamo a Chioggia dove pernottiamo.
La mattina
successiva ci imbarchiamo con le bici su di un bragozzo rosso alla volta
dell’isola di Pellestrina (meravigliosa) che percorriamo per intero, da Ca
Roman a S.Maria del Mare, poi ancora altro imbarco per Alberoni
Isola del Lido (meno bella ma con piacevoli scorci) dove arriviamo
pedalando fino al palazzo del Cinema di Venezia, obbiettivo raggiunto !
Di seguito le tappe
con i km percorsi:
1° giorno Omegna –
Belgioioso 140 km
2° giorno Belgioioso –
Cremona 112 km
3° giorno Cremona –
Mantova 70 km
4° giorno Mantova
(riposo)
5° giorno Mantova –
Ferrara 95 km
6° giorno Ferrara (riposo)
7° giorno Ferrara –
Chioggia 103 km
8° giorno Chioggia –
Lido di Venezia 23 km
Totale 543 km
percorsi
Ai quali aggiungo gli
ultimi 10 infernali km da Isola del Tronchetto alla stazione di Mestre per
prendere il treno per tornare a casa. Un percorso irto di ostacoli, lavori in
corso e strada pericolosa e trafficatissima, dove naturalmente i veneti che
incontri non sanno darti alcuna indicazione utile, non sanno nulla e non sanno
nemmeno che esiste la stazione di Mestre. Mah !?!
Conclusioni, viaggio bellissimo
e, poiché privo di dislivello, consigliato a tutti, anche ai meno allenati.
Comunque pedalare per ore sotto il sole a picco, con le bici cariche di borse
posteriori, a 40° gradi afosi e magari controvento non è proprio una
passeggiata. Gli anni di gare del Master ci hanno temprato a dovere e sono pur
serviti a qual’cosa. Roberta e Biagio non si sono mai lamentati. Grazie Master.
A proposito consiglio
di usare bici da ciclocross gommate gravel come abbiamo fatto noi poiché alcuni
tratti sono sterrati, strade bianche o asfalto grezzo mal ridotto. Nei centri
storici delle città poi trovate pavimentazioni antiche e sconquassate di tutti
i tipi. La bici da corsa non è adatta a questo viaggio.
sito VENTO