Sopraluogo
della salita (agibile!) e allenamento con Biagio e Jacopo
La
salita è lunga 4 km esatti ed è interamente sterrata su strada larga in terra
battuta in buono stato (a parte rari tratti) completamente ciclabile.
Si parte dalla sbarra che si trova all’uscita del paese, sulla strada sterrata dell’alta valle che prosegue per Rosarolo. Questa salita si può dividere in due parti distinte di pari lunghezza.
Si parte dalla sbarra che si trova all’uscita del paese, sulla strada sterrata dell’alta valle che prosegue per Rosarolo. Questa salita si può dividere in due parti distinte di pari lunghezza.
La
parte bassa di circa 2 km è sicuramente la più dura in termini di pendenza e di
stato del fondo stradale ed è caratterizzata da 3 muri violenti intercalati da
pendenze regolari e da alcuni tratti (pochi) dove si può anche rifiatare per
pochi secondi. Il primo muro ti fa stringere i denti ma con un medio allenamento
nelle gambe è superabile sui pedali. Il secondo muro è il più duro e mi ha
costretto a scendere dalla bici e a spingere per 50 metri. Questo muro è quasi
impossibile sia per la pendenza che per il fondo abbastanza dissestato (è il
tratto peggiore). Biagio in realtà, che è uno specialista di queste cose, lo ha
fatto tutto in sella e Jacopo ha messo il piede a terra in piccoli tratti. Il
terzo muro invece è forse meno violento ma molto più lungo degli altri due e ci
vuole molta concentrazione e determinazione (oltre che fiato di riserva) per
superarlo indenni da cedimenti. Questa prima parte transita per l’alpeggio dove
arrivava il culmine della gara di Massiola di MTB di qualche anno fa.
Oltrepassando quell’alpeggio la strada prosegue fino ad arrivare ad un
piazzalino aperto in curva con un cartello “Sparo Mine” (ma le mine non ci sono
state tranquilli) che segna la fine di questo primo tratto.
La
parte alta per i restanti 2 km circa è invece in generale molto più bella e
ciclabile. La pendenza risulta essere più regolare e mai impossibile. La strada
si inoltra tra grandi faggete bellissime ed in alcuni tratti prosegue
addirittura in falsopiano tra un tornante e l’altro. Segnalo un solo tratto
impegnativo in prossimità della fine della strada che comprende anche un
tornante molto ripido. Ma questo è l’unico tratto veramente duro della parte
alta della salita ed è facilmente superabile da bikers mediamente allenati. Appena
prima della fine della strada parte un sentiero sulla destra che salendo esce
dalla faggeta e inoltrandosi in un prato di alta quota raggiunge in pochi
minuti l’Alpe Pero Sotto. Questo sentiero volendo è anche in parte ciclabile ma
si fa prima a spingere la bici o ancor meglio metterla in spalla ed in 5 minuti
scarsi si raggiunge la meta finale.
Sono
solo 4 km ma io ci ho messo quasi un’oretta poiché il mio stato di forma non mi
consente performance migliori. In gara tra 20 giorni ci potrei mettere 50-55 minuti
(non meno). I ragazzi invece stimo che avrebbero potuto far segnare circa 45
minuti ed in gara forse anche meno. Biagio in particolare è uno specialista di
salite così lunghe e dure. Jacopo invece ha una partenza molto più a bomba
all’inizio ma poi soffre la distanza. Jacopo fa delle rasoiate irresistibili in
salita ma rischia di bruciarsi quando ci sono salite così dure e lunghe mentre
Biagio è più passista e salendo più regolarmente tiene meglio la distanza.
In
generale la valuto una salita molto dura ma non impossibile. E’ senz’altro una
delle più dure della nostra zona anche perché è interamente sterrata. Diventa
difficile paragonarla alle altre salite mitiche delle nostre montagne come La
Loccia di Chesio, L’Alpe Colle di Luzzogno, L’Alpe Aulogno di Cesara, La
Madonna della Colletta di Fornero poiché queste citate, anche se presentano
muri forse anche più violenti di questa, sono quasi interamente asfaltate
quindi con un livello di difficoltà inferiore. Forse potrebbe essere paragonata
alla salita Laghetti di Nonio – Alpe Soliva ma, rispetto a questa, risulta
essere un po’ più corta e un po’ più dura, ma non di molto.
Ci
vediamo il 23 …