(km 110, dislivello complessivo circa 870 m)
La Barale-Barale è una competizione di cui
tratteremo oggi per almeno tre motivi: a) l’edizione del 2001 si è svolta poco
tempo fa, il 25 aprile, sotto una pioggia battente che ha trasformato il
percorso in una piccola, sofferta ma affascinante, Parigi-Roubaix; b) si è
registrata la partecipazione compatta di quattro atleti Iride giunti tutti
onorevolmente al traguardo dopo 110 km durissimi, ciscuno isolatamente ma
separati da uno spazio di tempo di soli 6 minuti complessivi; c) il percorso
della gara incorpora tradizionalmente, oltre allo strappetto di Bieno, tre
classiche mini salite ossolane che meritano finalmente di essere ricordate in
questa rubrica.
Cominciamo il nostro resoconto con alcune
brevi note tecniche sulle asperità del percorso. La salita di Montecrestese è
la meno impegnativa, più dura se effettuata in senso antiorario guardando
l’Ossola da Sud a Nord, cioè venendo da Masera. E’ questo il versante
affrontato dalla Barale-Barale, mentre il percorso della Stockalper sale
normalmente da Roledo. Ben più faticoso è lo strappo del Calvario (con punte di
pendenza oltre il 10%), che, se affrontato dopo diversi km, può imballare le
gambe. Il versante più duro del Calvario, a mio avviso, non è però quello da
Domodossola (cioè quello della Barale-Barale), bensì il versante di Calice,
inserito nell’edizione della Stockalper del 2000 (ma non in quella di
quest’anno). Conclude questo terzetto di rampe ossolane l’ascensione a Fomarco,
la più lunga ma la più regolare. La Barale-Barale affronta la salita subito
dopo il ponte sull’Anza a Piedimulera. Anche in questo caso, tuttavia, ritengo
che sia più impegnativo il versante abbordato in senso opposto, da Pieve
Vergonte, perchè meno regolare, con diversi strappetti insidiosi. La conclusione,
ad ogni buon conto, è che a questo punto della stagione (fine aprile mentre sto
scrivendo) solo se si è già ben allenati ci si può permettere di effettuare ben
lanciati un anello ciclistico (tipo il percorso della Barale-Barale o quello
della Stockalper) comprendente queste tre salitelle stroncagambe. Altrimenti si
proverà la spiacevole sensazione di rimanere senza benzina...
Due parole anche sull’edizione 2001 della
Barale-Barale. Alla partenza il cielo è nero e appena i corridori entrano nelle
griglie comincia subito a piovere con insistenza. Presenti al via quattro
ciclisti della Iride: Borgatta, Brunetti, Fortis e il giovane cadetto Ongaro.
La discesa di Bieno viene fortunatamente effettuata a velocità molto
controllata dietro vettura, il che consente di evitare eventuali cadute di
massa sull’asfalto bagnato. Ciò permette altresì al sottoscritto di non perdere
subito il contatto con il gruppo (come avvenuto invece lo scorso anno). La
corsa procede ad andatura cicloturistica (40 km/h!) fino al ponte sul fiume
Toce, prima del bivio per Mergozzo. Quando viene data la partenza lanciata è
subito bagarre. Alla periferia di Mergozzo gli Iridiani transitano nel centro
del plotone di testa e sono calorosamente incitati da Roberta e Maurizio
Borella, che, mescolati tra i tifosi infreddoliti, sono accorsi a sostenere i
compagni. Dietro vi sono più di un centinaio di corridori, già anche molto
staccati: dunque un’ottima partenza per i colori della Iride! La nostra
rappresentanza si divide presto in due tronconi: davanti Borgatta e Fortis, più
dietro Brunetti e Ongaro. La velocità, nonostante la pioggia incessante,
rimarrà elevatissima fino a Masera, con punte vicine ai 50 km/h. Brunetti viene
però presto coinvolto, non per colpa sua, in una caduta e Ongaro cavallerescamente
lo attende per favorire il rientro del compagno. I corridori procedono
inzuppati tra i mulinelli d’acqua sollevati dalle biciclette degli atleti che
li precedono. I volti sono contratti e grondanti di acqua e fango. Lo scalatore
Fortis assapora per molti chilometri l’ebbrezza delle alte velocità, ma tra
Vogogna e Beura perde inesorabilmente tempo in tre curve leggermente più
tecniche della media frenando timoroso per il manto stradale bagnato. Così a
poco a poco rimane staccato dalla coda del gruppo dei primi. (Spinto dall’ansia
di recuperare, dopo il passaggio a livello della Vigezzina, prima di Masera,
effettuerò poi anche un clamoroso dritto finendo tra i ciotoli e nel fango del
piazzale sterrato, fortunatamente senza cadere, ma perdendo altri secondi
preziosi). Borgatta invece viene distanziato dal gruppone di testa solo sul
falsopiano di Masera. Si difenderà in seguito onorevolmente sui faticosi
strappi di Montecrestese e del Calvario, dosando sapientemente le forze sulle
salite e sfruttando al meglio le sue doti di discesista. Sarà però colto da
crampi, che lo costringeranno anche a fermarsi per breve tempo, sulla più lunga
ascesa a Fomarco. Gianni riuscirà comunque ad inserirsi in un gruppetto di
corridori che procederà a buon ritmo e con cambi regolari fino a Fondotoce e,
nonostante la seconda ed ultima salita di Bieno affrontata ormai a velocità
ridotta, difenderà con successo il suo vantaggio sugli altri compagni della
Iride fino al traguardo, chiudendo in 3 ore e 38 minuti (a 30 km/h di media)
con un valido 216° posto assoluto (su 339 arrivati), 38° nella sua categoria
(su 71 veterani arrivati). La mia corsa sarà invece senza acuti, nemmeno sulle
salite dove, forse anche per lo sforzo effettuato nel vano tentativo di
rientrare nel gruppo, non ho brillato particolarmente, inchiodato sugli 11-12
km/h sui muri del Calvario (dunque peggio che in allenamento). Ancor più
prudente del solito in discesa a causa della pioggia, il sottoscritto correrà
poi solitario in pianura da Vogogna a Fondotoce per molti chilometri
(raggiungendo diversi corridori ma senza trovare validi compagni vogliosi di
effettuare cambi), chiudendo al 226° posto (39° veterano) a poco più di 3
minuti da Gianni. Infine, la coppia Brunetti-Ongaro si produrrà in un lungo
inseguimento fino a Fondotoce. A questo punto, Brunetti, avendo dato fondo a
tutte le energie, lascerà Ongaro finalmente libero di dar sfogo alle proprie
risorse inespresse sull’ultima salita, quella di Bieno. Il giovane cadetto
dimostra subito di che pasta è fatto. Raggiunto e superato di slancio nei
pressi dello scollinamento l’ormai stanco Fortis (affibbiandogli poi quasi 2
minuti in discesa), Riccardo concluderà la sua gara al 217° posto
(immediatamente alle spalle di Gianni a soli 40”), mentre Brunetti giungerà
242°.
Riflessioni conclusive sulla giornata: 1) i
veterani Gianni e Marco, nonostante la non più giovane età, tengono duro e
fanno incetta di punti per il campionato sociale Iride (49 e 46 punti,
rispettivamente); 2) il cadetto Riccardo, anni 18, è la grande promessa del
2001. Riguardo a quest’ultimo, due parole. L’ho visto salire anche alla Colma
di Arola il giorno della foto della squadra; con noi c’era anche Gianni che è
buon testimone. Mentre pedalavamo l’ho studiato attentamente... Riccardo è forte
in salita, agile sui pedali, resistente nei lunghi fuori sella, raccolto ed
elegante, con l’appoggio delle mani costantemente basso sul manubrio (alla
Pantani): credo che darà a tutti noi filo da torcere nel corso della stagione
e, se si allenerà con costanza, potrà certamente ben distinguersi nella sua
categoria.