lunedì 2 aprile 2018

GIRO DELLE FIANDRE

Tra Oudenaarde e Geraardsbergen (e lo scrivo in fiammingo con estremo rispetto per il sentimento popolare che si respira da queste parti, non propriamente bendisposto per la lingua e la cultura francese), due caratteristiche cittadine tranquillamente adagiate tra le colline delle Fiandre, si sviluppa il comprensorio dei Muri.
E’ una zona del mondo sempre piovosa, con case di mattoni scuri, con tetti stranamente senza gronda (che qui servirebbe moltissimo), edifici gotici, prati verdissimi, fiumi navigabili, strade di pavè e tanti, tanti, tanti km di piste ciclabili.
E’ una zona del mondo che appare triste ma al contempo bellissima e suggestiva nel suo umido grigiore.
Siamo partiti alle 4 di notte del venerdì santo in auto da Omegna e, dopo quasi 1000 km, siamo arrivati nella campagna fiamminga alle 17 pomeridiane. Tredici ore continuate con il sedere sulla macchina con le sole pause della pipi e del gasolio. Un viaggio da pazzi.
Sabato la gran fondo degli amatori con 4 percorsi: 74 km, 120 km, 160 km, 229 km. Noi abbiamo optato per la più corta che comunque faceva assaggiare 5 muri. Io e Roberta, che purtroppo non siamo riusciti a fare l’iscrizione in internet per tempo, da navigati portoghesi, siamo comunque riusciti a percorrerne alcuni dei più famosi: il Kruisberg, il Koppenberg (a piedi) e il Grammont. Non siamo invece riusciti a fare il Kwaremont e il Pattenberg, peccato. Il tutto sotto una pioggerellina intermittente che da queste parti è normale, anzi, è la tipicità del luogo.
Domenica la gara vera dei “mostri” che ferma una nazione. Il Belgio si ferma per il Giro delle Fiandre (la Ronde): 267 km con 18 muri, lo scrivo anche in lettere: “diciotto”!
I muri sono veramente tosti, pendenze al limite con fondo in umido pavè grossolano. La gente è fantastica, accogliente e gioviale. Birra a fiumi, megaschermi ovunque, ristoranti improvvisati montati dal nulla in piena campagna, dai 5 stelle ai più rurali, musica disco a tutto volume nelle stalle, concertini di musica dal vivo, bandiere gialle con il leone delle Fiandre che sventolano ovunque, centinaia di migliaia di persone lungo il percorso.
Lunedì altri 1000 km in auto e tutto è finito.
Restano i ricordi, gli odori, le immagini, i suoni, i rumori di quei luoghi dove il ciclismo è una fede.