Dopo
la Gran Fondo Campagnolo (22 giugno) e il Trittico Alpino Ticinese (29 giugno),
per la terza domenica consecutiva sono impegnato in una "classica"
del granfondismo: la Serre-Che Luc Alphand, che prevede due mitici colli,
l’Izoard e il Granon.
La
gara. Sono stati
complessivamente 1.660 gli atleti arrivati nei tre percorsi (90, 134 e 145 km)
su circa 1.800 iscritti.
Solo 286 impavidi, tra cui il sottoscritto, hanno avuto il
coraggio di affrontare il percorso più lungo (quello "A",
comprendente Puy Saint-Vincent, Izoard e Col du Granon per complessivi 3.050 m.
di dislivello) o gli è stato consentito di farlo, in quanto alle ore 14.00 in
punto veniva bloccato l'accesso al Col du Granon e i concorrenti ritardatari
venivano dirottati obbligatoriamente a concludere il percorso medio.
Quest'ultimo (il "B", con il solo Izoard) è stato completato da 786
ciclisti, mentre il percorso corto (il "C" con il Monginevro e
l'Echelle), è stato portato a termine da 588 atleti.
Cronaca: partenza ore 7:15 da Chantemerle (1.350 m. di altitudine e
7 gradi di temperatura!) dei corridori iscritti per i percorsi "A" e
"B" dietro macchina per circa 7 km (“neutralizzati”, cioè fuori gara)
sino a Le Monetier-les-Bains (1.470 m.). Da qui (ore 7:46) inizia la gara
ufficiale. Parto coraggiosamente senza zaino (come alla Campagnolo) con le
tasche però superpiene di giacchine antivento (due), pompetta, barrette e
zuccheri, facendo conto di non fermarmi sino in cima all'Izoard. In realtà,
l'inizio della gara è una lunga discesa di circa 30 km non piacevole da fare
con soli 7 gradi di temperatura! Finalmente arriva la salita di Puy
Saint-Vincent che fa subito selezione: supero numerosi concorrenti e ciò mi
consente di avvantaggiarmi e di non rimanere troppo isolato nella successiva
discesa. Si forma a questo punto un buon gruppo di circa 50 corridori (nella
cui pancia sto ben comodo) che prosegue a 35-38 km/h fino a Guillestre, cioè
all'attacco dell'Izoard, mentre la temperatura si alza notevolmente ma non
diventa mai troppo calda. Il clima è ideale, il cielo completamente azzurro:
stupendo lo spettacolo. Inizia la mitica salita. I primi km sono dei falsopiani
con qualche moderata discesa, mentre la strada si incunea nella roccia. Vi sono
anche alcune gallerie poco illuminate. Poi la strada si allarga e comincia a
salire gradatamente. E’ la mia fase migliore: procedo a 25-30 km/h sui primi
falsopiani, a 17-18 km/h sulle pendenze al 5-6% e a 12-14 km/h nei punti più
ripidi (tra cui un subdolo rettilineo nei pressi di Arvieux che sembra non
finire mai). In tutta la salita raggiungo diverse decine di concorrenti; solo
due mi superano. Finalmente appare lo straordinario panorama della Casse Deserte. Passo davanti al monumento con
Coppi e Bobet nel paesaggio lunare che lo circonda. Che emozione! Una breve
discesa, poi ancora un po' di salita tosta e arriva subito il passo. Mi sembra
incredibile: dopo 100 km, non è neanche mezzogiorno, appena 4 ore di gara e
sono già in cima all'Izoard! Forte è la tentazione di scendere subito a palla e
di monetizzare con poco sforzo un buon piazzamento nel percorso medio, tipo
entrare nei primi 150-200. Ma non sono venuto qui per fare una gara veloce tipo
Diablo... La Luc Alphand va onorata con il percorso lungo. Presa questa decisione,
mi fermo una decina di minuti per riposare, bere e mangiare al ristoro,
coprirmi bene per la discesa, ecc. Indosso il giacchino rosa senza maniche del
Giro d’Italia sopra quello giallo con le maniche e poi via. La discesa verso
Briançon è interminabile. Le mani sui freni fanno male. All'una meno dieci
circa, dopo il noioso attraversamento di Briançon, finalmente attacco il Col du
Granon, che è effettivamente una dura punizione (è proprio azzeccato il
giudizio sul sito internet Salitomania...). Si tratta di 11 km sempre bloccati
sul 9-10% con qualche punta velenosa al 13%, che dopo 134 km di corsa si fanno
sentire, eccome! Ma ormai sono soddisfatto ed appagato di questa bella giornata
di ciclismo. Perciò vado su tranquillo, senza strafare, partendo in 206a
posizione alla rilevazione cronometrica del fondovalle. Arriverò in vetta a
velocità costante, con infinita pazienza, pedalando a 10-12 km/h, ma superando
ben 35 concorrenti senza essere raggiunto da alcuno, chiudendo la gara al 171°
posto assoluto in 6h09'23". Il panorama, soprattutto sopra i 2.000 metri,
è fantastico ed è completamente diverso da quello della vallata. Sul finale la
fatica comincia a farsi sentire. All'arrivo quasi provo disgusto per lo sforzo
a cui mi sono sottoposto (sensazione non avvertita alla Campagnolo, dove me la
ero presa assai più comoda). In vetta mi fermo appena il tempo per divorare una
decina di spicchi d’arancia e bere un paio di bottigliette d’acqua minerale. Ho
fretta di rientrare in albergo. La discesa su una strada brutta piena di buchi
è un vero martirio, con le mani irrigidite e doloranti sempre sui freni, e si
piomba a poco a poco nella calura del fondovalle. Qui però la bella sorpresa.
Nonostante abbia optato per il percorso più lungo, concludendolo con relativa calma,
senza pormi particolari obiettivi di classifica, mi accorgo dai tabulati
dell’organizzazione che sono andato discretamente e sono riuscito a stare nel
tempo stabilito per la mia categoria (la “E”, da 40 a 49 anni), che consente di
ricevere il diploma dell' "aigle d'or" (sotto le 6h15'). Preso il
prestigioso diploma, il rientro in auto a Le Monetier-Les Bains è all’insegna
del buon umore. La famiglia mi aspetta per un bel bagno in piscina e stasera
gran festa a tavola. Poi domani faremo il Galibier! Ma con la Multipla…
Marco Fortis