giovedì 26 marzo 1998

RIFLESSIONE

Nessuno è obbligato a partecipare ad un numero minimo prefissato di manifestazioni, ognuno fa quello che può e quello che si sente di fare. Siamo tutti liberi di partecipare o meno alle gare, ognuno a seconda delle proprie possibilità.

E’ ovvio comunque che lo spirito di base che muove il gruppo (come tutti i gruppi del resto) è quello della “partecipazione” alle manifestazioni, anche a quelle non agonistiche (per esempio il giro del lago a dicembre per Telethon).
Con la “partecipazione” si fanno conoscere i nostri colori sociali agli altri gruppi sportivi, si incontrano cicloamatori di altre località, si imparano nuovi percorsi, si imparano nuove soluzioni sbirciando i comportamenti e le tecniche di altri bikers più esperti di noi, si vive insomma pienamente la nostra esperienza di cicloamatori immersi nell’atmosfera di un raduno ciclistico.
Che senso ha appartenere ad un gruppo quando non si partecipa insieme, con il maggior numero di componenti del gruppo, ad un raduno ufficiale di qualsiasi tipo organizzato dalla federazione o da altri cicloamatori. E poi se si arriva ultimi pazienza, poco importa, la prossima volta andrà meglio, per questa volta abbiamo “partecipato” al raduno.

Il raduno ciclistico è forse il momento più alto della vita del gruppo dei cicloamatori, il momento del contatto e del confronto, non solo agonistico, con i cicloamatori degli altri gruppi sportivi. Anche la più piccola gara di paese può diventare divertente, interessante, dura, faticosa, emozionante, simpatica, istruttiva, insomma ... una grande esperienza.