Stare ore seduti al
ristorante a rimpinzarci insieme ai parenti non era una bella prospettiva per
passare la giornata di Pasqua che tra l’altro prometteva un meteo perfetto per
stare invece all’aria aperta.
Io e Roberta siamo
quindi partiti da Omegna alle 9:10 con le nostre gravel e raggiunto Sesto
Calende dalla via normale: Gozzano, Invorio, Mercurago, Dormelleto. 35 km
tranquilli su strade secondarie, a parte il terribile tratto della
Dormellettese, tra Arona e il ponte di Sesto Calende, dove il traffico intenso
dei centri commerciali non cala mai, nemmeno la mattina di Pasqua !
Lasciato finalmente il
Piemonte dopo il ponte sul Ticino, da Sesto a Milano sono 70 km di vero
paradiso. Una pista ciclabile lunghissima (seguire le indicazioni E1 “sentiero
europeo n°1”) che costeggia prima il Ticino, poi il Canale Villoresi e per
finire il Naviglio grande che ti porta nel cuore di Milano fino alla Darsena.
Attraversi antichi
borghi della campagna lombarda che sembrano rimasti fermi al tempo dei Promessi
Sposi.
Palazzotti antichi,
ville d’epoca, ponti lastricati, parchi e prati sterminati che non sembra
nemmeno di essere nelle industriose provincie di Varese e Milano, notoriamente
zeppe di capannoni, rotonde e centri commerciali.
Un viaggio in bici fuori
dal tempo che anche i meno allenati possono intraprendere, magari facendo un
tratto ridotto.
Il tratto che più mi è
piaciuto è quello tra Turbigo e Pontevecchio, per la presenza di antichi
borghi. Ma anche il tratto iniziale da Sesto Calende a Nosate è meritevole per
l’attraversamento di Golasecca, delle storiche dighe tra cui Panperduto, le
prese dei canali di Tornavento e per la rigogliosa natura circostante.
Il tratto meno bello è
sicuramente dopo Gaggiano, attraversando il territorio di Corsico, dove si
scorgono gli orribili capannoni industriali e commerciali della cintura
milanese ma … ci sta anche questo.
Il tratto finale poi
ritorna interessante quando, dopo i quartieri del Giambellino e Foppette, si
entra nel mitico tratto finale del Naviglio Grande, con i suoi ponti pedonali,
le sue case ringhiera, le soffitte degli Scapigliati e dei poeti, i famosi
locali notturni (e diurni) che si affacciano sull’Alzaia e sulla Ripa. Anche se
mitici jazz pub come il Capolinea e le Scimmie non esistono più, indubbiamente
resta il fascino del luogo che ha segnato una parte importante della vita e
della cultura milanese e italiana.
Girare per il centro di
Milano in bici però è un vero ciclocross sul lastricato di enormi pietre
sconnesse, fra rotaie del tram che si incrociano, marciapiedi e vari altri
ostacoli, meno male che ho preso la Guerciotti.
Comunque il giorno di
Pasqua in centro il traffico è quasi assente mentre i marciapiedi sono
affollatissimi di turisti stranieri. Chiedo informazioni ai passanti per la
strada per il Duomo ma è impossibile, mi rispondono tutti in inglese “sorry”,
di milanesi nemmeno l’ombra e nemmeno cinesi con la maglia del Milan e
dell’Inter, che solitamente sanno tutto e parlano in italiano, anche loro sono
ormai pienamente milanesicizzati ed evidentemente alla domenica pomeriggio
vanno sui laghi.
Poi, con il mio senso di
orientamento me la cavo da solo e, dalla Darsena, attraverso le colonne di San
Lorenzo, in due colpi di pedale arrivo in Duomo, foto ricordo e poi veloci alla
Stazione Centrale a pigliare il primo treno locale che torna a Verbania (2
adulti + 2 bici 25 €. !!!).
Gli ultimi 10 km dalla
stazione di Fondotoce a Omegna sono stati duretti perché i km nelle gambe
cominciavano a farsi sentire. Rientro a casa alle 19:30 un po’ fusi ma
pienamente soddisfatti dell’escursione.
Riepilogando abbiamo
percorso 35 km tra Omegna e Sesto Calende, 70 km tra Sesto e Milano, 10 km
circa nel centro di Milano e 10 km tra Fondotoce e Omegna per un totale di 125
km circa.
Consiglio la mountain
bike, la gravel, la ciclocross o la city bike, sconsigliata la bici da corsa
per la pista ciclabile che presenta un fondo irregolare, con asfalto grezzo a
volte sterrato o lastricato.
Fate questo percorso,
meglio in primavera o autunno, scoprirete un’altra Lombardia …