Un bel parterre di campioni
Di poche amicizie mi onoro come di quella con Ernesto
Colnago, un eroe del “made in Italy”, un uomo che si è fatto tutto da solo,
iniziando a lavorare a 13 anni.
Un giovane apprendista meccanico che poi ha
aperto un piccolo negozio e ha cominciato ad aggiustare biciclette e ruote di
bicicletta nella profonda Brianza, che quindi è diventato meccanico del mitico Fiorenzo
Magni ed infine è entrato nella storia del ciclismo, con quella che, dopo la
vittoria di Dancelli alla Milano Sanremo, è diventata la sua “bici in fiore”: la
bici marchiata con l’asso di fiori. Parlo di Ernesto Colnago, il re dei costruttori
mondiali di bici da corsa.
Colnago è l’uomo che ha “cresciuto” Motta, che ha costruito artigianalmente
il prototipo avveniristico con cui Merckx ha battuto il record dell’ora, che ha
messo una bici Colnago per tutta la vita al servizio delle gambe esplosive del
suo pupillo Saronni trionfante al mondiale di Goodwood. Colnago: è il genio che
ha inventato la bici in carbonio e che assieme a Giorgio Squinzi ha costruito
la leggenda della più grande squadra ciclistica del mondo, la Mapei di
Ballerini, Museeuw, Bortolami, Tafi, Bettini e tanti altri campioni.
Il 9 febbraio Ernesto ha compiuto 85 anni e ha dato una
piccola grande festa in uno stand a Milano in via Mecenate, con tanti ospiti
illustri. Ricordo solo i campioni ciclisti presenti (se ne vedono alcuni nella
foto): Saronni, Adorni, Motta, Gimondi, Bettini, Savoldelli. E poi Dancelli,
Boifafa. E molti altri personaggi mitici dello sport tra cui Fabio Capello. E
c’era anche, non poteva di certo mancare anche se con una gamba rotta, patron
Squinzi che, come sempre generoso al cubo, ha affermato dal palco che tutto
quanto ha ottenuto nel ciclismo lo deve ad Ernesto. Non è vero. Perché l’uno ha
fatto la gloria dell’altro e viceversa: due grandi della storia del ciclismo,
inseparabili, irripetibili.
Ho quasi sempre pedalato in vita mia con bici Colnago. Sono
state con me sulle salite più belle delle Alpi e dei Pirenei, sul Mont Ventoux,
negli Appennini e sui traguardi più belli. E le ultime bellissime “C59” e “C60
Italia” Ernesto me le ha fatte costruire su misura, le abbiamo decise e
progettate insieme dettaglio su dettaglio: misure, varianti, colori. Con la
bandiera italiana, naturalmente, sempre in bella evidenza.
Ernesto non è mai stato ad Omegna, credo. Ma è uno dei più
grandi consumatori non omegnesi di “imperialine” della Pasticceria Iraghi. Dopo
che gliene ho regalato una scatola diversi anni fa, da allora se ne
approvvigiona regolarmente su scala industriale ordinandole telefonicamente.
Ernesto Colnago non vuole essere un uomo che va in pensione,
semplicemente non sa che cosa significhi la parola pensione. Durante la sua festa
di compleanno ha presentato per l’occasione la sua nuova bici Colnago 85 mentre
la nuova squadra di Abu Dabi, a cui da quest’anno Ernesto fornisce le proprie
bici da corsa, ha appena vinto con Ulissi a Donoratico il GP Costa degli
Etruschi.
E’ inutile, il tempo passa, inesorabile. Ma finché c’è
Ernesto Colnago c’è di sicuro un bel po’ di ciclismo vero che pulsa. E la
storia continua…
Marco Fortis