La mia estate ciclistica 2007
comincia ufficialmente il 24 maggio, con la tappa del Giro d’Italia che passa
dal Colle dell’Agnello e dall’Izoard per arrivare a Briançon.
Con alle spalle
un solo “Fortis day” (leggasi giornata di allenamento extra) il 30 aprile (con
Omegna-Mottarone, Omegna-Quaggione e Omegna-Camasca in una mattina) e pochi
allenamenti isolati in seguito (un paio di Omegna-Quarna e un giro di 100 Km
fino a Fara Novarese, passando per la Colma di Arola), mi accingo a partire da
Costigliole Saluzzo, dove ho dormito dopo una giornata di lavoro nel cuneese,
per il Colle dell’Agnello.
Sono le 10 del mattino e la
giornata è stupenda, sole e cielo limpido, con una leggera brezza che scende
verso la pianura. Lasciate ormai alle spalle le velleità agonistiche degli anni
scorsi, mi godo la salita in tranquillità ma cercando di tenere comunque un
ritmo decoroso sulle modeste pendenze che portano fino a Sampeyre. Mi unisco ad
altri corridori che si affrettano a salire nella febbrile attesa del passaggio
del Giro sulla Cima Coppi e procediamo accelerando quasi inconsciamente, ma in
modo costante, spinti dall’emulazione finché ci assestiamo sui 27-28 km/h.
Pagheremo in seguito queste esuberanze quando le pendenze si faranno più dure…
L’Agnello (2.748 m. slm) è
davvero una salita un po’ speciale: dal fondovalle fino a Sampeyre (971 m. slm)
sono oltre 20 Km che salgono dolcemente, ma salgono. Poi mancano ancora 32 Km:
c’è un primo gradino fino a Casteldelfino (1.295 m slm); poi un altro più duro
fino alla diga di Ponte Chianale (1.606 m. slm); quindi si costeggia il lago e
ci si impenna bruscamente fino a Chianale (1.796 m. slm). Da qui inizia il vero
valzer. Recita la guida “Passi e valli in
bicicletta-Piemonte 2”: “…terribili gli ultimi 10 Km, da Chianale al
valico, con pendenza media del 9,3%, molti passaggi spaccagambe superiori al
12% e una punta del 14%. Per lunghezza e pendenza il Colle dell’Agnello
versante italiano è sicuramente una delle salite alpine più temute”. Detto in
altri termini: fate conto di partire da Omegna per la Cascata del Toce: ecco,
l’Agnello è molto, molto di più. E’ come se, arrivati alla Cascata, si dovesse
poi salire ancora fin quasi sulla cima del Blinnenhorn con pendenze spesso tipo
Alpe Quaggione…
Il traffico di moto, auto, camper
è ormai indescrivibile. Solo a Chianale ci saranno non meno di 10.000 persone e
migliaia di auto parcheggiate nei pascoli. Molti salgono a piedi, moltissimi in
bici, dopo essere venuti fin quassù in macchina e aver tolto la due ruote dal
bagagliaio. A 5 Km dal passo sopraggiunge la carovana del Giro ed è il caos
totale: auto che sgommano nelle curve strette, frizioni che bruciano, radiatori
che esalano l’ultimo respiro. Un’auto rosa piena di giovani ragazze bionde
fonde il motore a 1 Km dalla cima creando un tappo pauroso. I tifosi esaltati
lanciano urla irripetibili all’indirizzo delle avvenenti fanciulle che
rischiano di fare la fine dei cristiani nell’arena coi leoni.
Spesso devo fermarmi nel traffico
perché non si può più procedere. Dopo di che è davvero faticoso ripartire sulle
ripide pendenze le quali, come poco prima del laghetto posto a pochi pedalate
dalla cima, toccano anche il 15%. Finalmente arrivo al colle, che è già
transennato e invaso da migliaia di tifosi saliti sin dall’alba. Non si può
stare lì e ci mandano via un po’ a malo modo. C’è già nebbia in alto e decido
di scendere verso valle, almeno di 3-4 Km, per piazzarmi in un punto
strategico, dal quale si possano vedere in basso numerosi tornanti, in modo da
seguire comodamente la corsa. Finalmente trovo il posto giusto: è come un
anfiteatro. Soddisfatto, mi cambio ed estraggo la cinepresa dallo zaino pronto
a filmare i protagonisti. Il sole splende ancora ma stanno arrivando minacciose
nubi nere.
Arrivano i primi due francesi in
fuga, ma ormai agonizzanti. Poi è la volta del gruppetto dei primi. Il Giro è
una cosa incredibile. Lo aspetti per giorni. Poi, quando finalmente sei lì ai
bordi della strada, lo aspetti per ore. E quando passa, infine, dura pochi
velocissimi minuti. Ma quei minuti non li dimentichi più. E poco importa se
quando inizi a scendere inizia improvvisamente una pioggia battente, poi una
terribile burrasca che inonda la valle. L’acqua scorre a torrenti sull’asfalto
spesso alta più di 20 cm. C’è anche una frana con un masso gigantesco che si
abbatte dal bosco sul cristallo anteriore di un auto sfondandolo. La coda di
macchine che si forma in pochi minuti rimane intrappolata per ore
dall’incidente sulla stretta carreggiata prima di Casteldelfino. Nell’ingorgo
passiamo solo noi ciclisti che non vediamo l’ora di arrivare a valle e
toglierci gli indumenti fradici. Pedalo come un forsennato tra scrosci d’acqua,
lampi e tuoni, sognando soltanto di raggiungere la mia auto asciutta parcheggiata
in albergo, 30 Km più in basso. Il tempo è stato clemente con il Giro d’Italia
ma non certo con i suoi tifosi. Ma la sofferenza passa in secondo piano e in
mente ormai ho soltanto una cosa: il giorno in cui tornerò qui sull’Agnello, il
2 di luglio, per affrontare il mitico Brevetto “4 Colli” della Fausto Coppi
(320 Km e oltre 6.000 metri di dislivello, con Agnello, Col de Vars, Col de la
Bonnette e Colle della Lombarda). Il modo migliore per coronare ufficialmente
la mia carriera di randonneur e tirare un po’ i remi in barca perché ormai gli
anni avanzano e non ho più molta voglia di tirarmi il collo.
Marco Fortis