446° assoluto su 740 arrivati;
52° categoria M4 su 90; tempo dallo start 7h49'39"; tempo effettivo
rilevato dalla giuria 7h45'35". Senza soste sul mio cronometro: circa
6h55'.
Partenza ore 8:00. Una marea
gialla di 1500 ciclisti tutti con indosso la maglia di Pantani lascia Aprica.
Una emozione incredibile. Discesa pericolosissima sino ad Edolo. Arrivo
giù tra gli ultimissimi. Bella salita al Gavia, con velocità folli da Edolo
fino a Ponte di Legno (parte più pedalabile) recuperando decine di
corridori. Poi iniziano le rampe durissime del Gavia (fino al 18% di pendenza),
ma salgo bene e mi sento tonico. Alle 11:00 sono già sul Passo Gavia, per
un sereno spuntino di 15 minuti. Discesa difficile su Bormio a velocità
molto prudente, superato da proiettili che scendono sfrecciando a destra e
sinistra. La paura che mi arrivi qualcuno nella schiena è grande. Caldo afoso
nel fondovalle. Credevo che mi avessero superato tutti in discesa perché ho
corso per trenta Km da solo da Bormio fino a Mazzo di Valtellina
controvento. Poi la sorpresa rassicurante: al ristoro prima del Mortirolo,
mentre stavo mangiando sconsolato l'ultimo boccone prima di ripartire, è
arrivato un gruppone agguerritissimo di almeno 150 ciclisti! E dietro
ancora dopo poco ne arrivano altrettanti. Ma ecco finalmente il
calvario, il più grande della mia vita (assieme al Quaggione record del 2002):
arriva il durissimo Mortirolo (pendenza media 12,5% con punte al
18%) scalato con 35° e sotto il sole cocente. Decine di piedi a terra
dietro e davanti a me. Si odono solo bestemmie e continui scatti di pedali che
si sganciano nella foresta. La strada si restringe sempre più e si impenna senza
spianare mai per 12 interminabili Km. Mai come oggi ho pensato di non
farcela, ma con la maglia di Pantani sulla schiena ho tenuto duro
fino in cima. Mettere il piede a terra anche solo per un secondo sarebbe stata
una vergogna. Comunque una salita da non fare tutti i giorni (almeno non
dopo il Gavia e non all'una del pomeriggio!), specie per chi si avvia verso i
50 anni.
Marco Fortis