- METEO: giornata limpida, sole e caldo.
- ORDINE D’ARRIVO SALITA ALL’ALPE D’HUEZ: Tempo
Andrea H
1:07
Lucio H
1:09
Maurizio H
1:19
Roberta H
1:37
Gianni H
1:50
Non riesco ad esprimere con le parole le
sensazioni che ho provato nello scalare il mito. La fatica, la salita,
l’essenza stessa del ciclismo, la ragione unica che porta a praticare
l’agonismo in bicicletta, la soddisfazione del raggiungimento della vetta.
Anche noi, poveri e piccoli cicloamatori, per un giorno, per qualche momento,
abbiamo provato e capito cosa significa percorrere la mirtica rampa dove
Bartali disse a Coppi “... sono finito, vai tu Fausto, falle vedere chi
siamo a questi francesi ...” e l’airone celeste partì e, solo al comando,
arrivò in cima facendo il vuoto di un eternità.
Comunque è stata una grande avventura.
Levataccia alle 4:00 del mattino; bikers: Andrea, Lucio, Maurizio, Roberta,
Gianni e Roberto V. (sciatore); partenza ore 4:30, arrivo ore 8:30 al bivio per
les Deux Alpes dove Roberto V. ci lascia per andare a sciare sul ghiacciaio;
arrivo in bici alla base della salita alle ore 10:15 circa; ritiro cartellini
per la timbratura e partenza.
Timbra per prima la Roby e parte, poi nell’ordine
il Lucio, Maurizio, Andrea e Gianni. Il Lucio prende la Roby quasi subito e si
invola verso la vetta. Anche Andrea prende Maurizio e poi la Roby e poi
sparisce inghiottito dai tornanti. Maurizio passa la Roby che stà zizzagando
sulle rampe (buona tecnica per ammorbidire la pendenza) e prosegue costante la
sua impresa. Del Gianni si sà poco anche perchè parte per ultimo e non svela i
suoi segreti. Di sicuro il Gianni farà meno fatica degli altri 4 poichè è
l’unico con la mountain-bike e quindi dispone della corona “rampichino”, più
lenta ma sicuramente più agile.
Sul percorso ci saranno 1000 cicloamatori che
sfacchinano, però anche molto traffico automobilistico (sarà il ferragosto?)
sig!
Sui tornanti ti fanno la fotografia e ti passano
i bigliettini dei negozi dei fotografi di d’Huez (scopriamo più tardi che ti
sparano delle cifre assurde per una foto), la gente ai bordi della strada che
aspetta il passaggio di parenti ed amici ciclisti fà il tifo e ti incita (è
molto eccitante), una tedesca di mezza età mi chiama “Pantani...”
(stavolta ho cuccato!), alcuni vecchietti seduti su una panca ti guardano e si
consultano, forse osservano le varie bici e fanno constatazioni tecniche oppure
si divertono a guardare chi ha il volto più sfigurato dalla fatica. Raggiungo
un crucco sulla cinquantina con una bellissima Colnago gialla, ci salutiamo, è
sfinito, barcolla e va pianissimo ... almeno questo lo passo e vado oltre.
Prendo molti ciclisti prima della cima ma anche molti altri mi passano a
velocità assurde, mi arrabbio ma continuo, ma quando arriva l’Alpe? Il caldo
aumenta ed io finisco l’acqua nella borraccia, ma non posso fermarmi a
rifornirmi, non mi devo fermare, il tempo passa e quei due (Lucio e Viga)
chissà dove sono già, no, non posso fermarmi, continuo a spingere sui pedali.
Quei due intanto: il Lucio è prossimo alla vetta e vede terrorizzato con la
coda dell’occhio il Viga a pochi metri ormai. Preso! ... per lui è finita, il
primato sociale dell’Alpe d’Huez andrà ad un altro, impreca ad alta voce cose
che non si possono scrivere e l’altro ghigna soddisfatto. L’Andrea vince anche
l’ultimo sprint in volata sulla rampa finale e taglia per primo il fatidico
traguardo. Intanto a me mancano pochi tornanti quando sento un rumore di
trattore di dietro e ... stupore ... è un francese con una mountain bike,
ripeto, mountain bike, con dei copertoni enormi e tacchettati da fango che sale
sull’asfalto con una potenza impressionante, mi dice: “alè, alè ...” e
mi passa agevolmente, ha una Cannondale nera, cerco di succhiargli la ruota ma
è impossibile, imprime un ritmo altissimo, lo perdo, che figura! Con la mia
bella Bianchi da corsa, mi sono fatto passare da uno con una moutain bike, è
demoralizzante. Magari però era un professionista (speriamo!!!). Ecco l’ultimo
tornante, è quasi finita, a 200 metri dalla fine c’è il Viga che mi aspetta
(lui è già arrivato da parecchi minuti) e riparte con me affiancandomi e
urlandomi nelle orecchie frasi di incitamento (è un pazzo): “in piedi sui
pedali !, non spingere fai girare la gamba, dai tutto che è finita ...” ...
è davvero finita e anche io sono finito, vedo lo striscione dell’arrivo
permanente (con tanti pallini che mi girano negli occhi), guardo l’ora: le
11:30, il Viga mi dice che il timbratore dell’arrivo è guasto, mi fermo, piego
il testone sul manubrio e cerco di riprendere fiato. Il Lucio è seduto su un
muretto mi guarda e ride.
Dopo aver recuperato un pò ridiscendo insieme al
Viga all’ultimo tornante ad aspettare la Roby ... eccola, un puntino più a
valle che sale, riconosco la sua Bianchi celeste, si avvicina, la affianchiamo
come due scudieri per accompagnarla alla vetta, urliamo come due pazzi: “in
piedi sui pedali !...”, lei si alza, fà 50 metri e poi si risiede sfinita
sulla sella e noi ancora gli intimiamo “in piedi, in piedi sui pedali !...”
senza darle tregua, arriverà con un buon tempo: ore 11:45. Alle 12:02 arriva
anche il Gianni con il sorriso sulle labbra, però ... non sembra nemmeno
stanco! sarà l’eccitazione o la consapevolezza di aver fatto una cosa epica.
Pane e salame e formaggio per pranzo
(carissimi), ritiro del brevetto di scalatore all’Azienda Turistica, caffè in
un bar tapezzato di fotografie dei grandi corridori di tutti i tempi che sono
arrivati fin lì (Coppi, Bartali, Anquetill, Gimondi, Moser, Mercx, Ulrich,
Pantani, Gotti, Virenque, la Longò, ...). Anche la IRIDE è arrivata fin lì,
foto ricordo con la macchinetta del presidente davanti al cartello stradale “Alpe
d’Huez” e poi si ritorna alle auto (a 27 Km. da lì!!!).
Ripartenza in auto alle 18:00 dopo aver caricato
le bici ed aver sperperato gli ultimi Franchi per delle lattine di Coca Cola
che costano come una bottiglia di Champagne. Traffico fastidioso con TIR sulle
strade di montagna impossibili da superare senza rischiare la vita (ma nulla è
impossibile per il Roberto), Pizza a Gozzano alle 23:00 ed arrivo ad Omegna a
mezzanotte ed un quarto ... giornata piena. Sotto la doccia all’una di notte
con gli occhi che si chiudono penso ancora a quei tornanti infiniti e mitici
... infiniti e mitici.