giovedì 9 febbraio 2017

GLI 85 ANNI DEL GRANDE ERNESTO COLNAGO

Un bel parterre di campioni

Di poche amicizie mi onoro come di quella con Ernesto Colnago, un eroe del “made in Italy”, un uomo che si è fatto tutto da solo, iniziando a lavorare a 13 anni.
Un giovane apprendista meccanico che poi ha aperto un piccolo negozio e ha cominciato ad aggiustare biciclette e ruote di bicicletta nella profonda Brianza, che quindi è diventato meccanico del mitico Fiorenzo Magni ed infine è entrato nella storia del ciclismo, con quella che, dopo la vittoria di Dancelli alla Milano Sanremo, è diventata la sua “bici in fiore”: la bici marchiata con l’asso di fiori. Parlo di Ernesto Colnago, il re dei costruttori mondiali di bici da corsa.
Colnago è l’uomo che ha “cresciuto” Motta, che ha costruito artigianalmente il prototipo avveniristico con cui Merckx ha battuto il record dell’ora, che ha messo una bici Colnago per tutta la vita al servizio delle gambe esplosive del suo pupillo Saronni trionfante al mondiale di Goodwood. Colnago: è il genio che ha inventato la bici in carbonio e che assieme a Giorgio Squinzi ha costruito la leggenda della più grande squadra ciclistica del mondo, la Mapei di Ballerini, Museeuw, Bortolami, Tafi, Bettini e tanti altri campioni.
Il 9 febbraio Ernesto ha compiuto 85 anni e ha dato una piccola grande festa in uno stand a Milano in via Mecenate, con tanti ospiti illustri. Ricordo solo i campioni ciclisti presenti (se ne vedono alcuni nella foto): Saronni, Adorni, Motta, Gimondi, Bettini, Savoldelli. E poi Dancelli, Boifafa. E molti altri personaggi mitici dello sport tra cui Fabio Capello. E c’era anche, non poteva di certo mancare anche se con una gamba rotta, patron Squinzi che, come sempre generoso al cubo, ha affermato dal palco che tutto quanto ha ottenuto nel ciclismo lo deve ad Ernesto. Non è vero. Perché l’uno ha fatto la gloria dell’altro e viceversa: due grandi della storia del ciclismo, inseparabili, irripetibili.  
Ho quasi sempre pedalato in vita mia con bici Colnago. Sono state con me sulle salite più belle delle Alpi e dei Pirenei, sul Mont Ventoux, negli Appennini e sui traguardi più belli. E le ultime bellissime “C59” e “C60 Italia” Ernesto me le ha fatte costruire su misura, le abbiamo decise e progettate insieme dettaglio su dettaglio: misure, varianti, colori. Con la bandiera italiana, naturalmente, sempre in bella evidenza.
Ernesto non è mai stato ad Omegna, credo. Ma è uno dei più grandi consumatori non omegnesi di “imperialine” della Pasticceria Iraghi. Dopo che gliene ho regalato una scatola diversi anni fa, da allora se ne approvvigiona regolarmente su scala industriale ordinandole telefonicamente.
Ernesto Colnago non vuole essere un uomo che va in pensione, semplicemente non sa che cosa significhi la parola pensione. Durante la sua festa di compleanno ha presentato per l’occasione la sua nuova bici Colnago 85 mentre la nuova squadra di Abu Dabi, a cui da quest’anno Ernesto fornisce le proprie bici da corsa, ha appena vinto con Ulissi a Donoratico il GP Costa degli Etruschi.
E’ inutile, il tempo passa, inesorabile. Ma finché c’è Ernesto Colnago c’è di sicuro un bel po’ di ciclismo vero che pulsa. E la storia continua…

Marco Fortis