Partenza 9:45 da casa a
piedi con zainetto. Scelgo la via del Mastrolino (quella classica delle catene)
perché è la più veloce a parte la verticale dei Pumit che è meglio lasciar
perdere quando si hanno progetti ambiziosi di lunga percorrenza.
Più salgo e più fa
caldo, c’è l’inversione termica, comunque con panta corto e maglietta estiva
arrivo al bar del piazzale in 1 ora e 50 minuti. Tempo discreto considerando lo
zaino, senza correre e fermandomi a chiacchierare con un escursionista. E’ vero
che 2 settimane fa ho fatto 1 ora e 15 minuti fino alla vetta ma ero in gara,
correvo senza zaino e avevo la roby in auto che mi aspettava in cima per
riportarmi a casa, quindi era tutto diverso.
Mezzora di sosta al bar
per panino con the caldo e poi riparto per scollinare in vetta e scendere dal
baby 2.
Al Mottarone fa molto
più caldo che ad Omegna, ci sono folate di vento caldo che ti fanno dimenticare
che siamo a metà novembre.
Imbocco la strada che
scende alla stazione della funivia e poi deciso in discesa per il sentiero L1
che scende fino a Stresa.
Non ho mai fatto la
traversata completa fino a Stresa a piedi e penso di essere uno dei pochi,
sicuramente il primo della Iride, ma era da tempo che mi ronzava in testa
questa idea. Certamente in MTB avevo più volte percorso questi sentieri a
tratti, parzialmente, in discesa e anche in salita, ma tutto a piedi da casa
fino a Stresa mai.
Al bivio dell’Alpino
decido di seguire il tragitto L1 che fa un noiosissimo tratto asfaltato fino e
oltre il giardino Alpinia per poi scendere ancora su sterrato fino a Levo.
Avrei fatto meglio a svoltare a sinistra prima dell’Alpino e sarei arrivato
ugualmente a Levo ma con più sterrato.
A Levo mi incazzo perché
quelli della sezione Stresa del CAI mettono i cartelli con il contagocce e
anche le strisce biancorosse non abbondano di certo (ma mi sono accorto di
questo anche prima di arrivare a Levo) e quindi non riesco a trovare il
sentiero L1 in uscita dal paese. Percorro quindi la strada asfaltata che di
solito facciamo in bici da corsa dalla fontana verso il bivio Gignese-Vezzo
fino ad arrivare alla Crus del Gate (stele in granito del 1906) da dove parte
il sentiero L6. Il primo tratto di questo L6 in discesa DA NON FARE CON LA MTB
fa schifo !!! A un certo punto si perde in una radura di enormi alberi
abbattuti. Con fatica riesco a riprenderlo dopo questa zona abbandonata (ma il
CAI di Stresa dove è !?!?) e arrivo sul tornante della strada che sale a Someraro.
Senza andare
sull’asfalto rimango sul sentiero e, dopo una scaletta che scende dal tornante
inizia la seconda parte del sentiero L6 bellissima !!! Entro in una valle dove
faccio la scoperta di una cascata stupenda (La Pissarota) che allego in foto.
Questo tratto sarebbe decisamente adatto anche alla MTB e, dopo aver superato
il deposito della nettezza urbana (orribile e disordinato luogo incastonato in
questa valle selvaggia) arriva a lambire le prime case di Stresa.
Alle 14:45 mi trovo alla
Stazione FS di Stresa, 5 ore dopo la partenza da casa senza MAI correre, penso
che correndo senza fermarmi avrei potuto stare anche sulle 4 ore. Comunque
missione compiuta.
Alla prossima avventura.