mercoledì 16 luglio 2008

PEDALATE NEGLI APPENNINI DELL’ITALIA CENTRALE - NORCIA

Norcia (604 m. slm)-Forca di S. Croce (813 m. slm)-Forca Canapine (1.541 m. slm)
Bivio per Forca Canapine (1.400 m. slm circa)-valico per il Piano di Castelluccio (1.500 m. slm circa)
Piano Grande di Castelluccio (1.257 m. slm)-Castelluccio di Norcia (1.452 m. slm)
Piano Perduto (1.300 m. slm circa)-Passo di Gualdo (1.496 m. slm)
Piano Perduto (1.300 m. slm circa)- Castelluccio di Norcia (1.452 m. slm)
Piano Grande di Castelluccio (1.257 m. slm)-Forca di Presta (1.536 m. slm)
Piano Grande di Castelluccio (1.257 m. slm)- valico per il Piano di Castelluccio (1.500 m. slm circa)-Norcia (604 m. slm)

dislivello complessivo: 2.102 metri; circa 85 Km percorsi

La giornata inizia pigramente con una visita ai vigneti e alla azienda vitivinicola del Gruppo Lungarotti accompagnato dalla gentile signora Chiara, figlia del fondatore, che guida con decisione la sua Volvo 4x4 sugli sconnessi sterrati delle colline di proprietà.
In seguito ci rechiamo anche a vedere il suggestivo museo del vino di Torgiano, voluto sempre dalla sua famiglia. Le sono sinceramente grato per avermi fatto assaggiare nel corso della cena della sera precedente lo splendido Rubesco Rosso di Torgiano Riserva 2003, un tre bicchieri rossi davvero magnifico. Alle 11:30 ci salutiamo e mi dirigo in auto verso Spoleto e quindi in direzione Norcia. Sono circa 90 Km, i primi 45 in superstrada, i secondi tortuosi nell’aspra ed incassata Valle del fiume Nera. A Cerreto mi fermo ad un chiosco lungo la strada ed acquisto un calorico panino alla porchetta che mi darà le energie necessarie per la prossima pedalata. Norcia splende sotto il sole protetta dalle sue mura di cinta. Parcheggio finalmente l’auto e inforco la bici diretto verso l’obiettivo della giornata: Castelluccio di Norcia e il suo splendido altopiano.
L’ora non è proprio la più propizia per salire verso il valico di Canapine, che mi porta a fare una breve diramazione supplementare rispetto alla strada per Castelluccio. Sono le 13:30 e il cielo è blu. Il sole dardeggia infuocato sul mio casco mentre affronto i 20 Km di salita, mai durissima, ma spietatamente esposta senza mai offrire un solo metro d’ombra. Persino le auto non osano sfidare queste rampe un po’ pirenaiche mentre l’asfalto sembra fondere sotto le ruote impastando i copertoncini. Sulla strada non incontro praticamente anima viva ad eccezione di un paio di camion. Arrivo alla Forca Canapine con le due borracce già vuote da parecchio tempo. Scendo al rifugio e bevo in un attimo una intera bottiglia d’acqua minerale, facendo abbondante rifornimento di liquidi: 6 euro di bevande! Torno poi al bivio appena 3 Km indietro e inizio a salire verso il valico di Castelluccio, che si trova un paio di tornanti dopo il Rifugio Perugia.
Appena appare all’orizzonte il Piano Grande la gita prende subito i contorni dell’impresa e l’eccitazione sale. L’altopiano è vastissimo e si perde in lontananza dove appare il villaggio di Castelluccio sulla cima di un colle. Mi butto verso il piano a tutta velocità. E’ come scendere all’interno del cratere di un enorme vulcano spento. Raggiunta la valle proseguo lungo la piccola strada asfaltata che si incunea diritta perdendosi all’infinito verso Castelluccio tra campi di orzo e di lenticchie punteggiati da papaveri e fiordalisi multicolori. Nello scenario peruviano dominato dal Monte Vettore gli allevatori di cavalli ai bordi della strada guardano con aria minacciosa il mio “cavallo di carbonio” che percorre l’altopiano. La salita verso Castelluccio, dopo una decina di Km circa, è ripida e imballa per un attimo le gambe. Ripreso il giusto ritmo, non mi accontento di raggiungere la piazza ove si affacciano piccoli bar e chioschi che dispensano souvenirs, bevande, lenticchie Dop e insaccati pregiati di Norcia. Salgo ardimentoso come in trance una rampa al 20% fin quando termina l’asfalto tra le case del villaggio e poi torno indietro. Acquisto altre due bottiglie di acqua minerale, un tè freddo, un sacchetto di lenticchie come ricordo e una cartina dei Monti Sibillini. Poi scendo verso il Pian Deserto e risalgo fino al Passo di Gualdo, disturbato da un paio di telefonate di lavoro. Mi disseto nei pressi della Cappella della Madonna di Cona e ridiscendo per la terza volta al piano dove mi tocca risalire a Castelluccio per nuovamente calarmi, subito dopo, per la quarta volta a valle. Raggiunto un bivio mi dirigo verso l’ultimo passo della giornata, la Forca di Presta, scavata tra le rocce che precipitano verso l’Adriatico.
Sono ormai le 6 di sera. Ne ho fatti di saliscendi. Devo ridiscendere per la quinta volta al Piano Grande, dove il traffico è momentaneamente interrotto dalla polizia. Infatti, una troupe sta girando un videoclip per una cantante americana. Nell’attesa leggo le note della carta geografica che ho comprato poco prima: in inverno il villaggio di Castelluccio resta sommerso per cinque mesi sotto la neve. I pochi abitanti si rinchiudono nelle case con le loro provviste, mentre i lupi scendono dai monti alla ricerca di avanzi di cibo.


Finalmente la strada viene riaperta e posso risalire al valico di accesso al Piano, che non ha nome sulle carte topografiche. Al culmine faccio mente locale: oggi ho superato oltre 2.000 metri di dislivello. Brucio la discesa sino a Norcia dove attraverso felice le vie della città chiuse al traffico tra negozi di formaggi ed insaccati che espongono come trofei decine di teste di cinghiale. Ripresa l’auto, dopo oltre un’ora di viaggio raggiungo finalmente Bevagna dove senza nemmeno farmi la doccia in albergo mi precipito in un ristorante all’aperto e chiudo degnamente la giornata con una abbondante cena e una buona bottiglia di vino di Montefalco mentre cala il buio della sera e l’aria finalmente si rinfresca.

Marco Fortis